Sono passati 14 anni da Andrea e ora Andrea Bocelli arriva col nuovo disco di inediti intitolato Si e in uscita in tutto il mondo il 26 ottobre. Duetta con Ed Sheeran, Dua Lipa, Josh Groba, Aida Garifullina e suo figlio Matteo. Lo abbiamo intervistato
In poche parole una grande verità: “Rispecchia la mia sensibilità”. Andrea Bocelli va diretto al cuore per raccontare il suo nuovo album Si, il primo lavoro di inediti dopo 14 anni. E’ un lavoro intenso, ricco di sfumature e di collaborazioni. Duettano con Bocelli Ed Sheeran, Dua Lipa, Josh Groban e Aida Garufullina. Tra gli autori dei testi ci sono Tiziano Ferro, Raphael Gualazzi e Fortunato Zampaglione. Inoltre c’è il coinvolgimento di tutta la famiglia, dai figli Matteo e Amos alla moglie Veronica. Lo abbiamo intervistato.
Un nuovo album di inediti dopo 14 anni.
La vita di ciascuno di noi è fatta di tante cose. Sembrano altisonanti. Ma se fai l’elenco delle cose fatte in un giorno è lungo. Canto da molto ho fatto tante cose ma non è ancora tempo di ricordi voglio guardare avanti. Ci si è messo anche mio figlio Matteo.
Nel frattempo è stato ammesso nella Walk of Fame.
Ogni volta che siamo da quelle parti ci andiamo in pellegrinaggio. La mia è una vita interessante, mi sono impegnato.
Perché così tanto tempo per il nuovo disco di inediti?
Ce ne sono milioni è difficile trovarne di belle, di degne di impegnare il tempo della gente. In 14 anni abbiamo collezionato questi brani.
Il titolo?
Ne arrivavano ogni giorno di proposte poi mio figlio Amos mi ha detto di chiamarlo Si.
E lei?
E ho detto…sì perché è la parola che ci aspettiamo ogni giorno. Sia per un bacio che per una risposta della pubblica amministrazione. E’ poetica e allarga il cuore. E’ una parola positiva. Una parola bella per un ottimista inguaribile come me.
Dentro c’è tutta la sua famiglia.
Ho fatto cantare mia moglie Veronica, ci sono i mie figli Amos e Matteo.
Lei sempre allegro.
Essere contenti viene, come etimo, da accontentarsi. Nel mio caso non mi sono andate tanto male le cose. Io sono circondato da affetto. Ho tanti amici. Come potrei non essere contento.
Michael Bublé si ritira…
Lo so, ho letto quello che è accaduto a suo figlio. La sua scelta di ritirarsi dipende da questo. Lo chiamerò. Siamo abbastanza amici, ci siamo visti in diverse occasioni.
Posso raccontare un aneddoto?
Una volta ero con David Foster in uno studio di registrazione e volle farmi sentire la voce di un giovane che voleva produrre. Lo ascoltai in cuffia e dopo un minuto gli dissi che non poteva sbagliare. Era Michael Bublé.
Le sue attività benefiche come procedono?
Nell’ottica di essere contenti bisogna anche fare qualcosa, costruire. Se fai e sei contento di fare il giorno dopo devi dimenticartene e guardare avanti. Una casa crolla col tritolo ma la costruisci in anni e se tante sono in piedi vuol dire che il male va poco lontano. Sono ottimista anche se il male trova troppo spazio sui media, fa notizia e viene amplificato. Ecco perché abbiamo la percezione di vivere in un mondo sbagliato. Ma secondo me il mondo va sempre meglio, solo va più piano di quello che potrebbe. Ma 60, 70 anni fa era peggiore di oggi.
Ci parla dei ragazzi del coro di Voices of Haiti?
Sono voci da 9 a 16 anni, vengo dai luoghi più disperati di Port au Prince. I bambini fanno un viaggio bellissimo. Hanno debuttato a New York in occasione dell’assemblea nazionale dell’Onu. Hanno vinto un Grammy con il disco per i 90 anni di Tony Bennet cantando con me l’Ave Maria.
Ci sono tanti autori in Si: come ha scelto le canzoni?
Ho scelto più le canzoni che gli autori. Sul lavoro l’amicizia va messa da parte. Le canzoni vanno scelte se sono belle. Ad esempio Vivo mi ha colpito subito perché racconta la mia storia. Il disco era nato con l’idea di canzoni che si ispirassero a temi classici visto il mio trascorso, poi ci siamo un po’ allontanati su alcuni brani.
L’incontro con Ed Sheeran?
Un incontro esilarante. Lo stimo come artista e uomo. Mi ha mandato la canzone a casa tramite suo fratello che è un musicista classico. Dopo due giorni ha preso un volo di linea da Londra ed è venuto a casa mia perché non gli era piaciuto come la avevo cantata. La voleva da tenore, glielo ho spiegato perché non lo ho fatto ma era determinatissimo. Dopo pranzo abbiamo iniziato a cercare un compromesso e col senno del poi non aveva tutti i torti. Ammiro la sua determinazione.
Come è il pop di Andrea Bocelli?
Non ho una definizione, deve arrivare dai giornalisti, dalla gente. Comunque tolta l’Ave Maria mi sembra tutto pop, più o meno melodico ma comunque pop.
Vertigo la ha canta più da Gualazzi che da Bocelli.
E’ una canzone lontana dal mio mondo e quindi dovevo cantarla come lui. Ho apprezzato il suo virtuosismo artistico.
Quanto è forte il suo legame con la Toscana e l’Italia.
Vengo da una famiglia di contadini e dunque non toglietemi la terra. E poi sono legato alla lingua: in tanti anni di viaggi e soggiorni all’estero mi pesa non parlare in italiano e non ho mai imparato bene l’inglese.