Fenomeno DanDaDan, il manga che scala le classifiche

La scorsa settimana DanDaDan, il manga scritto e disegnato da Yukinobu Tatsu e pubblicato in Italia da J-pop, è arrivato al secondo posto della classifica dei fumetti più venduti in libreria. E non con l’ultimo numero, il 14, ma con il primo. Segno che l’anime distribuito da Netflix e Crunchyroll è riuscito a coinvolgere un pubblico nuovo che prima non conosceva il manga . Di questo rapporto quasi simbiotico tra fumetto e serie abbiamo già parlato precedentemente, sempre su queste pagine. La cosa interessante, stavolta, è proprio DanDaDan: sia per quello che sta facendo dal punto di vista dell’animazione sia, poi, per il successo che il manga è stato in grado di raccogliere. Lo stile di Tatsu L’autore, Yukinobu Tatsu, ha lavorato per diversi anni come assistente di altri due mangaka, Tatsuki Fujimoto e Yūji Kaku . Ed è stato da Fujimoto, in particolare, che ha preso l’attenzione per i dettagli e per le forme e la cura quasi maniacale nel rappresentare i personaggi in modo preciso e riconoscibile. Se però Fujimoto, sotto questo aspetto, è stato pronto a cedere a più di qualche compromesso , Tatsu riesce sempre a mantenere una pulizia e una chiarezza nel disegno invidiabili. In tutti i volumi di DanDaDan, ci sono tavole piene di linee cinetiche, di movimenti e di corpi tonici e definiti. E nonostante la confusione che alcune situazioni – i combattimenti, soprattutto – possono portare con sé, rimane facile distinguere i vari personaggi, con le loro facce, le loro espressioni e le loro caratteristiche. Tatsu ha portato il disegno su un altro livello, e questo è un fatto. Ciò che lo contraddistingue non è un modo particolare di rappresentare o di mettere in scena i protagonisti. Ciò che lo contraddistingue è la costanza nel suo lavoro di disegnatore. Non c’è una pagina più o meno bella: il punto di partenza, il minimo a cui Tatsu ha abituato i suoi lettori, è altissimo. Sempre grazie al disegno, la storia ha potuto raggiungere una profondità incredibile. C’è una tensione reale, palpabile, tra i due protagonisti. E i loro sguardi, i loro gesti e il modo in cui stanno insieme e dividono le vignette ha un che di estremamente delicato: sono due ragazzi che stanno crescendo e che stanno attraversando l’adolescenza come se fosse un’enorme battaglia – nel loro caso, lo è davvero –; allo stesso tempo, però, rimangono ingenui e attaccati alle piccole, grandi cose della loro età: il primo amore, l’amicizia; il rivedersi finalmente in qualcun altro. Non è perfetto, ma in giro non ci sono altre storie così Per quanto sulla carta il soggetto della storia possa sembrare banale, in realtà mette in risalto l’intelligenza di Tatsu, che ha preso due argomenti estremamente discussi e popolari, come l’esistenza degli alieni e dei fantasmi, e li ha piegati alle sue necessità: ha costruito una trama che parte da una premessa semplicissima e che poi, rapidamente, è in grado di inspessirsi e di arricchirsi di elementi e spunti differenti. Lo stesso linguaggio che viene utilizzato nei dialoghi, così diretto e forte, a tratti addirittura sboccato, mostra il tentativo di svecchiare e di avvicinare il racconto a un pubblico più giovane e, soprattutto, più moderno. Non è perfetto, DanDaDan. E questo è importante ribadirlo. Ha i suoi problemi – e la partenza rocambolesca e traballante ne è chiaramente uno –, eppure riesce comunque a essere unico: in giro non ci sono molte altre storie del genere, con la stessa attenzione per il disegno e con la stessa intelligenza nella scrittura. A volte, non serve rivoluzionare un linguaggio per avere successo. A volte, basta capirlo a fondo e seguirne senza fretta tutti gli aspetti, anche quelli più assurdi e piatti, per avere fortuna. DanDaDan, con la sua freschezza, ribadisce che il fumetto, preso come spazio narrativo e come mezzo espressivo, non ha nessun limite e che può essere davvero qualunque cosa. E in parte questa libertà è stata trasmessa anche all’anime, soprattutto nel primo episodio: il manga è sempre lì, usato come guida e come bibbia; e i riferimenti, come le inquadrature, la posizione dei personaggi e l’utilizzo delle linee cinetiche, sono ovunque. In DanDaDan più che il contenuto è la forma a farla da padrona, e non c’è assolutamente niente di male in questo. Anzi. Tatsu ha il pieno controllo sia delle sue capacità artistiche che di quello che sta facendo. Lo ha dimostrato con il primo numero di DanDaDan, ora tornato nelle classifiche pubblicate dagli inserti dei quotidiani italiani, e con l’ultimo. Un manga, per la sua spudoratezza e per la sua forza, può diventare una vera e propria piazza dove riunire e avvicinare i lettori, dove poter parlare a pubblici diversi provando a prenderli seriamente in considerazione. Non è un’esagerazione definire DanDanDan come uno degli ultimi, veri fenomeni manga. J-pop ha avuto la lungimiranza di crederci in tempi non sospetti, riconoscendo a Tatsu un talento fuori dal comune. L’intrattenimento, a volte, può essere solo e semplicemente intrattenimento. Senza grandi pretese, senza grandi aspirazioni. Solo una storia in cui perdersi e con cui passare il proprio tempo.