La casa di famiglia, recensione del film
RecensioniLa tenera e divertente commedia di Augusto Fornari, distribuita nelle sale dal 16 novembre da Vision, convince anche grazie a un eccezionale quartetto di protagonisti: ecco la recensione di La casa di famiglia.
Fratelli: così vicini, eppure così lontani. A volte addirittura diametralmente opposti, come nel caso dei quattro protagonisti di La casa di famiglia, commedia con cui esordisce alla regia Augusto Fornari, distribuita da Vision e in uscita nelle sale cinematografiche giovedì 16 novembre.
Cresciuti nell’agio in una bella villa nel verde, i gemelli Giacinto e Oreste, Fanny e Alex finiscono però negli anni con l’allontanarsi, anche a causa delle differenze caratteriali. Morta la madre, il padre in coma ormai da cinque anni, i quattro fratelli decidono di vendere la casa di famiglia per aiutare Alex, in grave difficoltà economica con il suo circolo del tennis.
Sopraggiunge però un imprevisto: papà Sergio si risveglia all’improvviso e secondo i medici deve tornare alla sua vita di sempre, lontano dalle emozioni forti. Ecco quindi che bisogna fare dietrofront, recuperando i mobili venduti e guadagnando tempo con l’acquirente, un vecchio conoscente dei quattro, che però è sempre stato oggetto delle loro angherie. Ma mantenere in piedi la bugia non sarà affatto facile.
La casa di famiglia funziona perché è una vera e propria prova di squadra, grazie anche a Fornari che dirige con sapienza il suo team di interpreti. Convincono i quattro protagonisti: Libero De Rienzo e Stefano Fresi nei panni dei "gemelli diversi" Giacinto e Oreste, il primo direttore di banca, il secondo aspirante compositore; Matilde Gioli nel ruolo dell’affranta Fanny, lasciata dal marito e incapace di riprendersi; Lino Guanciale come Alex, il fratello scapestrato e chiacchierone.
Ma non ci sono solo loro, perché a supporto troviamo un veterano come Luigi Diberti nel ruolo di papà Sergio, Tony Fornari in quelli dell’acquirente Zaffarano, detto “il Bavosa”, e Nicoletta Romanoff in quelli di Masha, una badante russa decisamente sui generis.
Ciò che però distingue La casa di famiglia da altre “semplici” commedie, è che per quanto non manchino mai le risate, quello che emerge è soprattutto una grandissima tenerezza, per le vicende di una famiglia sicuramente inusuale, ma le cui dinamiche, magari non sempre funzionali, ricordano quelle di tutte quante le famiglie.
E quindi al di là dei contrasti, dei litigi, dell’amarezza, a rimanere è soprattutto l’affetto, magari non perfetto, anzi addirittura sofferto, ma comunque autentico. E rimane anche, all’uscita dalla sala, la consapevolezza che produrre commedie che abbiano anche un’anima è possibile.