Perché è importante riconoscere il valore dei cinecomic

Dopo l’arrivo al cinema di “Superman” di James Gunn e de “I Fantastici Quattro” di Matt Shakman, i cinecomic sono tornati al centro del dibattito tra appassionati e addetti ai lavori. Come sta questo genere, ha ancora senso parlarne e dargli così tanta importanza? Oppure sono finiti i tempi in cui le sale ne avevano bisogno e in cui milioni di biglietti in tutto il mondo venivano venduti e staccati per film tratti da fumetti? Il discorso non si limita al punto di vista di Martin Scorsese: questo non è cinema, questi sono film-parco giochi; le persone li vanno a vedere solo per divertirsi e non per riflettere. Il cinema nasce come forma di intrattenimento I cinecomic hanno rappresentato per diversi anni un pezzo importante dell’industria cinematografica mondiale. E banalizzarli in questo modo, considerandoli solo come produzioni di serie B, non degne di qualunque tipo di ragionamento critico, non ha senso. Il cinema, in generale, nasce come forma di intrattenimento. E quindi non c’è niente di male in quei film che, come i cinecomic, puntano quasi tutto sulla loro spettacolarità, sulla capacità di costruire la tensione narrativa e di coinvolgere lo spettatore. C’è una visione superficiale, spesso approssimativa, sui cinecomic. E non ci stiamo riferendo a Martin Scorsese. Le sue parole sono state decontestualizzate ed estese barbaramente a ogni film tratto da un fumetto. Ed è sbagliato. Gli "altri" cinecomic Pensiamo al “Joker” di Todd Phillips, che cita apertamente Scorsese e che si rifà alle sue opere e al suo immaginario: pure quello è un film-parco giochi? Non contiene riflessioni attuali sulla società e sul modo in cui l’individuo, preso singolarmente, viene giudicato? Oppure pensiamo alla trilogia di “Batman” di Christopher Nolan. O anche ai “Guardiani della Galassia” di James Gunn. O, se vogliamo andare più indietro nel tempo, a “Era mio padre”, il film diretto da Sam Mendes con Paul Newman e di fatto tratto da un fumetto. Insomma, il punto è questo. Non le estremizzazioni, da una parte e dall’altra, e nemmeno la difesa a tutti i costi di una qualche forma superiore di racconto cinematografico. Quanti film d’autore, per così dire, ci sono stati in questi anni che hanno completamente mancato il bersaglio e si sono rivelati prevedibili e per nulla arricchenti? L'errore della generalizzazione I cinecomic non possono essere ridotti a un’unica cosa. Proprio come i film di genere non possono essere ridotti a un’unica visione. Le generalizzazioni sono sbagliate. Parliamo di linguaggi differenti, che a seconda della storia che raccontano e dell’autore che li mette in scena possono raggiungere determinati pubblici e determinati livelli. In più, va preso in considerazione il peso che i cinecomic hanno avuto negli ultimi anni: hanno sostituito, per certi versi, i vecchi blockbuster estivi; hanno permesso alle sale di continuare a incassare e a guadagnare, e hanno avvicinato un pubblico estremamente giovane che mancava da molto tempo. Quindi non hanno senso le approssimazioni o i giudizi sommari: questo non è vero cinema; questo film non ha nessun significato profondo. I cinecomic non scompariranno Ha senso, semmai, ragionare sul singolo titolo, su quello che offre agli spettatori e sul modo in cui è stato costruito. È improbabile che in futuro i cinecomic, presi come categoria, scompariranno. Indubbiamente le produzioni diminuiranno, i distributori faranno scelte diverse e lo stesso pubblico, a un certo punto, cambierà interessi o almeno smetterà di seguirli con la stessa attenzione . Perché è importante studiare i cinecomic I cinecomic sono un fenomeno che merita attenzione e che, criticamente, va studiato. Anche perché ci possono dire moltissimo del nuovo pubblico, delle sue abitudini, del modo in cui alcune storie, nate per esempio per i fumetti, possono incidere – o non incidere, dipende dai punti di vista – nella quotidianità delle persone e sulla loro immaginazione. Analizzare il cinema nella sua evoluzione significa non sottovalutare niente e non dare per scontate cose che, a una prima occhiata, ci sembrano di poco valore o lontane dai nostri gusti. Analizzare il cinema significa prendere in considerazione i fenomeni, il loro impatto sull’intera filiera produttiva e artistica e provare a contestualizzarli nel momento in cui nascono, senza volerli paragonare forzatamente ad altre opere.

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Gianmaria Tammaro