Dal cinema a casa: come è cambiata la distribuzione dei film

Negli ultimi due decenni, la finestra temporale che separa l’uscita di un film nelle sale cinematografiche dalla sua disponibilità per l’home video o lo streaming si è progressivamente ridotta. Se un tempo bisognava aspettare anche oltre sei mesi, oggi bastano poche settimane, a volte meno. Il blog di Datawrapper – piattaforma online che permette di creare grafici, mappe e altre visualizzazioni di dati – ha analizzato l’andamento di questa finestra temporale prendendo in considerazione 600 tra i film prodotti dal 2000 in poi con le valutazioni più alte sull’Internet Movie Database . Tra il 2000 e il 2004 il numero mediano di mesi che intercorrevano tra l’uscita di un film al cinema e la sua disponibilità a casa oscillava tra i 5,8 e 7,3. Ciò significa che nel 2001 – l’anno con la finestra più ampia – la metà dei film prodotti diventava disponibile per la visione casalinga dopo oltre 7 mesi e una settimana. Con il lancio della piattaforma streaming di Netflix nel 2007, il periodo di attesa scese sotto i quattro mesi, arrivando a toccare anche i 2,6 mesi nel 2009. Dopo un leggero aumento , l’attesa si è drasticamente accorciata dal 2018 in poi, senza mai più superare il mese e mezzo. Nel 2020 e nel 2021, quando i cinema chiusero a causa delle misure restrittive per contrastare la pandemia da Covid-19, il tempo di attesa addirittura si azzerò, poiché le case cinematografiche distribuirono i film direttamente attraverso le piattaforme streaming. Ma se la pandemia ha accelerato ulteriormente questo trend, come abbiamo visto i tempi di attesa avevano iniziato ad accorciarsi già negli anni precedenti, a causa di molteplici fattori. Vediamo quali sono. Le cause Fino all’inizio degli anni 2000, il sistema era organizzato in finestre di distribuzione: prima il film usciva nei cinema, poi arrivava alla vendita ristretta per collezionisti, infine al noleggio, e solo dopo mesi o anni finiva in TV. Questo meccanismo permetteva agli studios di spremere ogni fase del ciclo di vita del film per ricavarne il massimo profitto possibile, distribuendo il prodotto gradualmente in base al tipo di pubblico e al valore economico di ogni fase. Distribuire i film troppo presto sul mercato dell’home video avrebbe ridotto gli incassi delle sale, che in quegli anni erano ancora la fonte principale di guadagno. Con l’arrivo della distribuzione digitale, la diminuzione del numero di cinema, il cambiamento delle abitudini del pubblico e la moltiplicazione delle alternative di intrattenimento , questo modello ha però perso efficienza. Oggi è più redditizio ridurre i tempi e sfruttare l’interesse del pubblico nel momento in cui è più alto – ovvero nel periodo vicino alla sua uscita – anche perché questo tende a calare sempre più rapidamente. Le piattaforme di streaming non hanno fatto altro che facilitare questo processo, introducendo modelli di distribuzione più rapidi e flessibili. Così, gli studi cinematografici hanno cominciato a valorizzare molto di più l’uscita digitale, anche perché permette di raggiungere un pubblico ampio senza i costi di una distribuzione tradizionale, oltre a ridurre il rischio che nell’attesa le persone si rivolgano alla pirateria.

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