La vita da grandi, un film sull'autismo privo di retorica

“La vita da grandi”, al cinema in questi giorni con 01 Distribution, segna l’esordio alla regia di Greta Scarano. Ed è un film importante per tante ragioni diverse. Innanzitutto, perché mette in risalto la visione di una nuova autrice, capace di tenere insieme le aspirazioni più ricercate e artistiche con un tono e un approccio estremamente largo e coinvolgente . E poi perché tratta un tema come l’autismo senza essere retorico o ripetitivo. La storia di "La vita da grandi" La storia che racconta è basata sulla vita di Damiano e Margherita Tercon. I protagonisti, Irene e Omar, sono interpretati rispettivamente da Matilda De Angelis e da Yuri Tuci. E sono bravissimi. Perché trovano subito un equilibrio, una terza via, uno spazio dove essere profondamente e spassionatamente onesti. Giocano con le sfumature, i non detti, i sorrisi strappati. Sembrano improvvisare, e forse a volte lo fanno, ma in realtà il loro segreto è che sanno ascoltarsi e, soprattutto, che sanno ascoltare le direzioni di Greta Scarano. Che non interviene mai in modo pesante e netto, ma che preferisce – questa è la sensazione – lasciare liberi i suoi attori, catturarli nel momento della reazione più che in quello dell’azione prescritta dalla sceneggiatura . E quindi “La vita da grandi” è pieno di inquadrature di occhi, di facce, di campi e controcampi, e di carrellate che si muovono docilmente, senza fretta, e che accompagnano lo spettatore all’interno di un mondo con le sue regole e la sua identità. Irene vive e lavora a Roma. Quando sua madre deve fare alcuni esami, torna a Rimini per stare con suo fratello. E nelle due settimane che passano insieme, Irene e Omar imparano di nuovo a conoscersi. La riflessione di fondo di questo film non è tanto sull’autismo e sulla percezione che ne abbiamo. O meglio, non è solo su questo. È anche una riflessione sulla sfida incredibile che è diventare adulti, e dunque assumersi le proprie responsabilità, saper stare con gli altri, raggiungere un compromesso tra sicurezza e felicità, tra ciò che vogliamo essere e ciò che invece possiamo essere. Equilibrio tra commedia e dramma Ci sono tanti momenti intensi ne “La vita da grandi”, e sono intensi perché rispecchiano la verità dei personaggi, non la manipolano, non la piegano alle necessità del racconto. Scarano indaga senza mai farsi insistente o ripetitiva. E poi, come dicevamo all’inizio, riesce a bilanciare sia i registri della storia, dividendosi tra commedia e dramma, sia gli obiettivi e il linguaggio narrativo. “La vita da grandi”, insomma, non è un film per pochi; è un film che parla al grande pubblico, che lo cerca, e che vuole coinvolgerlo attivamente. Ed è raro trovare in un’esordiente questa consapevolezza. Spesso le opere prime sono più interessate a costruire un’identità riconoscibile e chiara, ed è giusto. Ma facendo così c’è il rischio di tenere lontani gli spettatori. Con “La vita da grandi” questo non succede. In più, c’è il lavoro straordinario dei due protagonisti, De Angelis e Tuci, che si completano, si affidano l’una all’altro e, cosa ancora più importante, sanno calarsi nel singolo istante. C’è il tentativo di andare oltre la superficie, di avvicinare lo spettatore a temi e punti di vista che di solito non vengono presi in considerazione . Crescere al di là dell'età Irene e Omar sono le due facce della stessa medaglia. E se la prima si è sempre sentita messa in disparte, proprio per dare al fratello tutto quello di cui aveva bisogno, il secondo non ha mai avuto la possibilità di fare scelte totalmente sue, libere, e non ha mai avuto modo di confrontarsi non solo con il fallimento ma pure con il successo. “La vita da grandi” funziona come una diapositiva di quel momento unico e irripetibile in cui si cambia, si matura e si abbandona la propria infanzia. Ed è un momento che non ha niente a che fare, paradossalmente, con l’età. È un momento che varia a seconda della persona, e che può essere più o meno decisivo. Nel film di Greta Scarano, appare come un passaggio graduale, fatto di considerazioni rapide, successive, figlie tanto dell’esperienza quanto delle varie riflessioni che fanno i protagonisti. Ed è per questo che “La vita da grandi” non andrebbe etichettata in un solo modo. Offre tanto, e lo offre continuamente, dimostrando un gran cuore.

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