Follemente, cosa c'è dietro il successo del film di Paolo Genovese

Dopo una settimana di programmazione, “Follemente”, il nuovo film di Paolo Genovese, ha incassato più di 5.2 milioni di euro, raccogliendo circa 740mila presenze. Il suo successo non dipende unicamente dai nomi coinvolti o dal tipo di storia che racconta. È una commedia romantica, ambientata in spazi precisi e ben delimitati e costruita principalmente sull’interazione tra i due protagonisti, interpretati da Edoardo Leo e Pilar Fogliati, e tra i personaggi che incarnano i loro sentimenti e aspetti della loro personalità . Sulla falsa riga di "Perfetti Sconosciuti" Genovese è tornato a un’impostazione narrativa simile, ma non uguale, a quella di “Perfetti sconosciuti”. E anche questo, indubbiamente, ha aiutato con la risposta del pubblico e della critica. Ma al di là delle varie fonti di ispirazione , ciò che ha colpito di più è stato il modo in cui questo film si è fatto spazio senza imporsi, in modo quasi naturale. Un manifesto rivoluzionario Pensiamo, per un momento, al manifesto sviluppato da Vertigo. È una lista di nomi su uno sfondo bianco. A un certo punto compaiono due sagome rosse, che suggeriscono chiaramente il tema principale del racconto, ma che non dicono niente di concreto. E per un film italiano, con un cast del genere, non avere nemmeno una foto in primo piano non è solo un’eccezione: è una vera e propria rivoluzione. La produzione e la distribuzione hanno deciso di rischiare, e alla fine sono stati ripagati dei loro investimenti. Sulla carta, “Follemente” può sembrare un film semplice da realizzare. Ma la sceneggiatura – firmata da Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella, Flaminia Gressi e dallo stesso Genovese – e la regia hanno saputo valorizzare al massimo anche i dettagli più piccoli. “Follemente” non vuole escludere nessuno, e questo è evidente: si rivolge al pubblico più ampio, quello che definiremmo generalista. Eppure riesce a conservare la sua freschezza. Un tocco alla Woody Allen Genovese è stato bravo nel realizzare una confezione appetibile e invitante, senza esagerare o strafare. Ha trovato quasi immediatamente un equilibrio ed è intorno a questo equilibrio che, poi, “Follemente” è stato costruito. L’idea originale, ha detto Genovese, gli è venuta anni fa, addirittura alla fine degli anni Novanta, quando ha lavorato a uno spot per il Canone Rai. Ma è chiaro che, in fase di scrittura, ci sono stati altri spunti e altre intuizioni. Una la suggerisce il manifesto di cui abbiamo parlato prima. E no, non è “Inside Out”. Il font è molto simile a quello che è stato utilizzato anche in alcuni poster dei film di Woody Allen. E in certi dialoghi, ritorna quella stessa immediatezza: un’ironia sottile, poco mediata, non banale, che punta efficacemente tanto alla pancia quanto alla testa dello spettatore. Un tipo di film di cui abbiamo bisogno “Follemente” rappresenta un certo modo di fare cinema che in Italia fa ancora molta fatica a trovare un suo spazio. Per carità: tutti vogliono film di questo tipo, così fortunati e ricchi. Ma in un Paese in cui l’autorialità è diventata quasi uno spettro con cui confrontarsi in continuazione manca una vera e propria industria del cinema commerciale. È innegabile che abbiamo bisogno di più registi come Genovese. Soprattutto, è innegabile che abbiamo bisogno di più storie come “Follemente”: film dalla durata più o meno contenuta, tra l’ora e mezza e l’ora e quaranta, che parlano di sentimenti, di fragilità, che sfruttano al meglio i loro attori e i loro punti di forza. Opere del genere, corali e così piene di personaggi, sono difficilissime da realizzare. Talvolta proprio per l’assenza di una visione di insieme del cinema, che ha bisogno di una pluralità di voci e non di un’unica idea.

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