Cattivo Natale, i film niente affatto buoni: da “Babbo Bastardo” a” Terrifier 3”

Il buonismo non abita qui. Quindi, niente baci sotto il vischio in questa impudente cinematografica rassegna natalizia. Perché pure i Christmas Movie hanno un lato oscuro. D’altronde sullo schermo Santa Claus, talvolta, si trasfigura in Satan Claus. Senza contare che nella mitologia germanica esiste il Krampus. Con tanto di corna e piede caprino, trattasi di un demone avvezzo a manifestarsi nel mese di dicembre per depredare ameni villaggi, salvo poi, sconfitto da San Nicola, a limitarsi a castigare la peggio gioventù. Insomma, il diavolo sotto le feste trova sempre il modo di metterci la coda. Non a caso in Dear Santa, l’ultimo film dei fratelli Farrelly, un ragazzino per imperizia ortografica indirizza a consueta letterina con la Wish List natalizia a Satana e, ça va sans dire, mal gliene incoglie. Persino nel nuovo Nosferatu firmato da Robert Eggers, tra pentacoli e vampiri, si palesa un abete addobbato, Tant’è che il film nei cinema statunitensi uscirà proprio il 24 dicembre Pertanto, ecco una schidionata di titoli per abbassare gli zuccheri, dribblare le convenzioni e magari sommessamente pronunciare celebre battuta dell’ avvocato Giovanni Covelli, interpretato dal grande Riccardo Garrone, ovvero: “Anche questo Natale ce lo semo levati…. Natale rosso sangue In principio fu Black Christmas datato 1974. Sulle note delle immarcescibili Silent Night e Gingle bells, Bob Clark, ex quarterback,fa touchdown e schiude le porta al genere slasher. Durante le festività natalizie, un serial killer si diletta a uccidere le ragazze dell’associazione studentesca femminile Kappa Sigma. Il campus universitario si trasforma in una perpetua scena del crimine. Come insegna Scream, negli horror la libertà sessuale si paga con la vita. Peraltro, la pellicola ha generato numerosi epigoni, talvolta scialiti, sicché il prototipo resta insuperato. D’altronde a Natale, la morte bussa molte volte, a differenza del postino che si limita a due. Basta pensare a una delle sequenze più terrificanti e indimenticabili di Profondo rosso del Maestro Dario Argento. In un salotto borghese con tanto di albero decorato e tavola imbandita, una perturbante nenia infantile introduce un ombra omicida. Un uomo viene accoltellato, modello Giulio Cesare. La lama insanguinata precipita sul pavimento. Le gambe sottili di un fanciullo dalle candide calze bianche si palesano all’improvviso. Il trauma ha inizio, l’orrore va in scena. Si sa un gruppo di famiglia in un interno sovente si trasforma in un inferno. Perché l’inferno, per citare Sartre; “sono gli altri”. Come insegna The Lodge di Veronika Franz e Severin Fiala, Sulfurei architetti del terrore, la coppia di registi ci illustrano con perizia l’incubo di Un vedovo, i suoi due bambini e la sua nuova compagna minacciati da un’oscura presenza in uno chalet di montagna. Le vacanze natalizie possono risultare davvero spaventose. Ma pure il focolare domestico può mutarsi in un fiammeggiante Ade se al cenone avete avuto la malaugurata idea di invitare Art The Clown e la sua sfigurata sodale Vicky, Nel terzo capito dell’efferata saga di Terrifier, il silente serial killer con la biacca sul volto è ormai un sovrannaturale satanasso. Il tradizionale “Oh oh oh”, caro a Santa Claus si è metamorfosato in un neghittoso ghigno. E questa volta la risata seppellirà una moltitudine di abitanti di Miles County. Natale può fare davvero male. Soprattutto se ci si imbatte in Inside - À l’intérieur di Alexandre Bustillo e Julien Maury. Uscita nel 2007, un’opera capace di trasformare il 24 di dicembre in un’atroce notte senza fine, tra forbici affilate e parti cesarei inaspettati. A volte dal camino arrivano sorprese agghiaccianti. Tra parenti serpenti e regali di Natale “Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato”. Le parole di Jake La Motta sono un ottimo esempio di come talvolta le feste possano essere meste. E a volte nemmeno i soldi scacciano la tristezza. La miseria interiore non si può comprare e gettare in un bidone della spezzatura. L’afflizione non prevede nessuna raccolta differenziata. Abel Ferrara, uno dei massimi cantori della disperazione e dell’oscurità, in Il Nostro Natale riesce nel miracolo di raccontare l’odissea natalizia di un’abbiente famiglia di spacciatori newyorchesi , senza cadere nella corriva retorica dei gangster dal cuore d’oro. Una livida parabola metropolitana, generata dalla ricerca di introvabile bambola. Giocare, si sa, può essere pernicioso. Soprattutto dopo la strafogata di panettoni, pandori, ricchi premi e cotillon, Le carte, mentono, specie a poker, E il Regalo di Natale, orchestrato da un Pupi Avati in stato di grazia, risulta fatale quanto un ammazzacaffè al veleno. E non è che le feste trascorse in compagnia dei propri cari risultino più liete e serene. Mario Monicelli insegna: Parenti serpenti, perché ogni famiglia è infelice e crudele a modo proprio. Insomma, non resta che festeggiare con una bottiglia di vodka Stolichnaya e aspettare l’arrivo di Babbo Bastardo, All’etilista Santa Claus, interpretato da un travolgente Billy Bob Thorton, non importa che siate state buoni o cattivi. Sono sufficienti festoni fatti di popcorn e gambaletti color carne per santificare la festa. Magari non appariranno i tre spiriti immaginati da Dickens. Al limite si può sperare in un cameo dei Gremlins. Tuttavia, per citare Sant’Agostino,” la felicità è desiderare quello che si ha”. A Natale e tutto gli altri giorni dell’anno.

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