King Ivory, a Venezia l'action-movie sulla "droga degli zombie": il Fentanyl

Lo chiamano King Ivory. È una delle droghe più devastanti degli ultimi anni, 50 volte più potente dell'eroina, è a buon mercato e in poco tempo ha provocato negli Usa centinaia di migliaia di vittime. La sua irruzione nel territorio statunitense era stata raccontata, assieme a quella dell’ossicodone, da film e serie tv come Tutta la bellezza e il dolore, Painkiller, Euphoria, Dopesick – Dichiarazione di dipendenza. Ma è la prima volta che questa droga è la protagonista di un action-crime. King Ivory: la trama È un action insolito e poco manicheo King Ivory. Insolito per la location - siamo a Tulsa, Oklahoma -, ha un piglio documentaristico e con molti protagonisti e varie sottotrame: c’è il criminale Ramon Gaza che dal Messico porta droga e migranti irregolari; c’è Smiley il mafioso irlandese appena uscito di galera e che rientra velocemente nel giro ammazzando su commissione; c’ è il capoclan della Fratellanza Indiana che controlla lo spaccio. Contro tutti loro opera il poliziotto antinarcos Layne West che però scoprirà di avere in casa un bel problema: il figlio adolescente è fentanyl-dipendente. Quando Layne, assieme al collega Ty, scopre dentro un camion proveniente dal Messico oltre quaranta cadaveri di migranti si mette all’inseguimento di Ramon per tutto lo Stato. Ma Ramon è braccato non solo dalle forze dell'ordine ma anche dagli irlandesi e gli indiani. Il segreto del film Dicevamo del piglio documentaristico e del poco manicheismo di King Ivory. Tutte doti del film che poco hanno a che spartire con il cinema di genere mainstream, di solito molto più grossolano a trattare temi come il narcotraffico. Qui il modello sembra più Traffic di Steven Soderbergh ma, in realtà, il realismo e l'accuratezza con cui si affronta l'argomento Fentanyl e la lotta al narcotraffico nasce dall'esperienza diretta del regista e sceneggiatore John Swab che ha voluto raccontare la sua esperienza di dipendenza da questo tipo di stupefacente. Inoltre per preparare il film e garantire la massima autenticità e la plurallità di punti di vista ha passato molto tempo con tossicodipendenti, poliziotti, migranti, detenuti, membri dei cartelli; molti di loro nel frattempo hanno perso la vita. E ha usato tantissimi attori non professionisti presi dalla strada che non facevano altro che recitare se stessi. Ecco perchè King Ivory è uno dei migliori narco-movie degli ultimi tempi. Il commento del regista “Per preparare questa sceneggiatura ho passato il tempo con tossicodipendenti, funzionari governativi, poliziotti, migranti vittime di sfruttamento, criminali, membri dei cartelli e detenuti. Il mio obiettivo era ottenere una cruda e autentica istantanea della nostra realtà attuale da tutte le prospettive. Molte delle persone coinvolte nelle mie ricerche nel frattempo sono morte, sono state deportate, incarcerate o sono ancora in libertà”. In questo modo, John Swab ha ottenuto l’empatia di tutti i soggetti coinvolti, mirando alla verità prima ancora di cercare un film. Con una spiccata attenzione sociale: "Se siamo fortunati, aiutare le persone a comprendere la reale portata di questo problema per poter trovare una soluzione”.