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La storia del Top Gun cinese che non è uscito perché non era all'altezza dell'originale

Cinema

Manuel Santangelo

Ufficio stampa Eagle Pictures

Born to Fly era un progetto nato per essere “la risposta cinese all’ultimo Top Gun, mostrando la forza dell’aviazione della Repubblica Popolare e la sempre maggiore capacità attrattiva dei kolossal bellici di quelle parti al cinema. Le proiezioni di prova si sono dimostrate però non all’altezza delle alte aspettative, costringendo l’ambiziosa epopea di di Liu Xiaoshi a un’uscita probabilmente posticipata

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Top Gun: Maverick è probabilmente il prodotto più orgogliosamente americano transitato di recente al cinema, degno follow-up della prima pellicola del 1986. Per questo viene abbastanza difficile immaginare una storia simile impiantata nella filmografia di altri Paesi, diversi magari per mentalità e sistema di valori dal modello della Hollywood a stelle e strisce. Non sapremo forse mai com’è Born to Fly, un’ambiziosa opera cinematografica che aveva avuto l’ardire di presentarsi come “la risposta cinese a Top Gun”, ed è un peccato. A prescindere dalla qualità dell’esperimento in sé e per sé, l’opera di Liu Xiaoshi prometteva di poter dare un punto di vista diverso e rileggere l’epopea aerea con un’inedita ottica orientale.

Un film che volava alto ma ha avuto turbolenze

A tagliare le gambe al kolossal cinese è stato proprio il “fratellone” occidentale. Quando Top Gun: Maverick è apparso, con le sue spettacolari e credibili sequenze di volo, Xiaoshi e soci si sono resi conto che il loro Born to Fly sarebbe stato destinato a sfigurare. Voler combattere la potenza del blockbuster con Tom Cruise frapponendogli la pellicola cinese si configurava come un suicidio produttivo, quasi come pretendere di andare in guerra con la fionda. Eppure Born to Fly era un progetto nato sotto i migliori auspici e questo non fa che aumentare la delusione di non averlo visto. Al pari dell’omologo statunitense, tanto per cominciare, aveva potuto contare sulla collaborazione dell’areonautica cinese. La cosiddetta Zhongguo Renmin Jiefangjun Kongjun era stata attivamente coinvolta nella produzione del film, che avrebbe dovuto essere anche e sopratutto un grande spot per la potenza aerea dell’esercito cinese. In particolare Born to Fly avrebbe mostrato al mondo l’avanzatissimo J-20, un modernissimo caccia stealth di quinta generazione (anche se nel film si diceva di quarta) capace di rivaleggiare con quelli in dotazione alla U.S. Navy. A giustificare l’ottimismo c’era poi il coinvolgimento nel ruolo di regista del già citato Liu Xiaoshi, un uomo che si era fatto le ossa proprio girando video promozionali per l’esercito del suo Paese e che aveva quindi già familiarità con i mezzi al centro della pellicola. Si prospettava insomma un grande avvenire per questo film che sembrava, parafrasando il titolo, davvero “nato per volare” all’altezza degli omologhi stranieri. Anche il cast poteva contare su un attore in rampa di lancio, quasi al pari del Tom Cruise del primo Top Gun: il nome di Wang Yibo non dirà molto ai lettori italiani ma è sicuramente un’artista in ascesa in madrepatria, soprattutto da quando ha deciso di affiancare la sua carriera musicale a un impegno sempre più massiccio nel cinema. Quello che l’Hollywood Report definisce “l’Harry Styles cinese” avrebbe richiamato sicuramente anche un pubblico più o meno giovane in sala, facendo decollare definitivamente le sue quotazioni come attore dopo le esperienze in serie televisive di successo come Gank Your Heart e  Luoyang.

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Il problema non è il decollo ma l’atterraggio

Born to Fly aveva poi dalla sua un vantaggio non indifferente: si sarebbe risparmiato la concorrenza di un film in buona sostanza uguale. Top Gun: Maverick ha infatti rastrellato ben un miliardo e mezzo di dollari al botteghino, pur senza poter contare sul mercato cinese. L’uscita del film con Tom Cruise (dopo un iniziale coinvolgimento addirittura di colossi mandarini come Tencent) era stata infatti bloccata in un secondo momento per ovvie ragioni, visto il carattere propagandistico della pellicola che poco avrebbe entusiasmato i vertici della Repubblica Popolare Cinese. Vertici che sognavano invece di poter replicare con il lavoro di Liu Xiaoshi il successo di altri kolossal orgogliosamente made in China come Wolf Warrior 2 e The Battle at Lake Changjin, epopee belliche in grado di intrattenere il pubblico e mostrare al contempo la forza dell’esercito cinese. È molto probabile che però Born to Fly non abbia dimostrato “sul campo”, nelle proiezioni di prova, tutte le potenzialità che ci si augurava avesse visto anche il dispiegamento di forze messe in campo. Ovviamente, come sempre in questi casi, non esistono comunicati che spieghino perché l’uscita di Born to Fly sia stata rimandata a data da destinarsi. I rumors dicono che c’entri proprio Top Gun: Maverick e il fatto che, dopo la visione della “risposta cinese”, anche molte persone potenti nel Paese si siano resi conto della differenza qualitativa che ancora intercorreva tra la pellicola e il suo rivale occidentale. Non aveva senso presentare un’opera tanto mediocre al confronto con quella diretta da Joseph Kosinski, soprattutto considerando quanto ormai la sfida sul grande schermo avesse assunto anche dei risvolti politici. Va ora capito se Born to Fly sia un progetto destinato a rimanere per sempre confinato nel suo hangar o se davvero potrà decollare. Sembra che l’uscita del kolossal sia stata confermata per il 2023, dopo un necessario restyling che comprenderà il ridoppiaggio di alcune scene e un sensibile miglioramento nel comparto degli effetti speciali. Per ora abbiamo un trailer che aiuta a farsi un’idea di cosa abbiamo di fronte. La speranza è che la pellicola non finisca per essere l’ennesimo sogno troppo ambizioso che, per volare troppo vicino al sole, si è bruciato per sempre come un Icaro filmico.

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