Il regista è un grande fan del collega, di cui ama capolavori come La cosa o Essi vivono. In una recente intervista ha tuttavia confessato che il film del maestro che gli piacerebbe maggiormente reinterpretare rimane 1997: Fuga da New York
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Jordan Peele è un regista che mischia nei suoi lavori horror, critica sociale e un tocco d’ironia. Come è logico che sia per un autore con un tale DNA, ama visceralmente il collega che meglio ha saputo mettere assieme determinati ingredienti nella storia del cinema: John Carpenter. Peele adora l’uomo dietro cult come il primo Halloween e lo ha confessato pubblicamente più volte, quasi avesse paura che le chiare influenze riscontrabili in pellicole come Nope non fossero abbastanza per rendere chiari i suoi riferimenti. Adesso però sappiamo anche quale è il capolavoro carpenteriano di cui amerebbe fare di più un remake: 1997: Fuga da New York.
La prego, posi il telefono
Sarebbe sicuramente interessare vedere Jordan Peele alle prese con una pellicola in cui la sua città natale si trasforma in un carcere di massima sicurezza, come accade nel film del 1981. Lo pensa anche lui stesso che, interrogato da ComicBook.com, ha scelto proprio il film con l’immortale personaggio di Jena “Snake” Plissken per un eventuale rifacimento. L’autore di Get Out ha poi ammesso di amare molto anche La cosa, pur credendo che l’opera non sia reinterpretabile, in quanto già “troppo perfetta”.
Non è la prima volta che Peele incensa in un’intervista il lavoro di Carpenter, di recente tirato in ballo persino durante una conversazione su Twitter. Tutto cominciò a luglio quando il fumettista Adam Ellis scrisse: “So che si tratta di un’opinione controversa, ma a che punto sanciremo che Jordan Peele è il miglior regista horror di tutti i tempi? Riuscite a pensare ad un altro regista di questo genere capace di realizzare tre grandi film uno dopo l’altro?”. La provocazione di Ellis fece immediatamente molto rumore, scatenando un’accesa discussione sul social tra fan dell’horror. Peele non sentì di dover mettere in quel caso becco nel discorso almeno finché, a un utente che faceva il nome di Carpenter, non venne risposto:”Halloween è una pietra miliare, ma il resto dei suoi film horror non è eccezionale secondo me. Ne ha sicuramente di buoni, ma nella mia mente sono più che altro dei cult”. Quel breve tweet era inammissibile per il cineasta che a quel punto decise di entrare a gamba tesa per difendere il buon nome del maestro: “Vi prego di mettere da parte il telefono se dovete scrivere queste cose. Adoro l’entusiasmo, ma non tollererò alcuna calunnia su John Carpenter!”.
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C’è un po’ di Carpenter in questo Nope
A parte le baruffe social, l’ammirazione di Peele per il suo idolo emerge palese soprattutto nel suo lavoro. Volendoci limitare all’analisi della sua acclamata ultima prova, Nope è pieno di piccoli e grandi elementi che richiamano alla filmografia di John Carpenter. Come ne La cosa anche nell’ultima opera di Jordan Peele per esempio non vediamo mai gli extraterrestri, la cui vera forma rimane nascosta allo spettatore. Il richiamo poi a questo classico degli anni Ottanta viene esplicitato anche nelle scelte di cast, con Keith David che appare in Nope dopo aver iniziato seriamente la sua carriera al cinema proprio con La cosa. David appare anche in Essi vivono, una critica al capitalismo che è esplicita seppur in maniera diversa anche nel film del 2022. Quest’ultimo in particolare se la prende anche con un certo mondo dell’intrattenimento, al centro anche del seguito di 1997: Fuga da New York, Fuga da Los Angeles del 1996.
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Non escludo il ritorno
Dopo quel film Carpenter non ha più pensato di aggiungere nuovi capitoli al franchise con protagonista Jena "Snake" Plissken che, comunque, negli anni ha visto remake più o meno apocrifi anche ad opera di nomi del cinema di casa nostra (basti pensare al Sergio Martino di 2019 - Dopo la caduta di New York, uscito nel 1983). Non facciamo fatica a credere che, anche per mere ragioni di budget, il lavoro di Jordan Peele sarebbe sicuramente più ambizioso delle riletture di Martino o Castellari e magari migliore pure del favoleggiato prequel mai realizzato con Gerald Butler nei panni vestiti da Ken Russell. Tuttavia non è da escludere che il regista di Us - Noi venga alla fine battuto sul tempo proprio da chi il mondo di 1997: Fuga da New York lo ha messo per la prima volta in scena. Carpenter a inizio anno non ha infatti escluso di farsi coinvolgere in prima persona in un eventuale reboot, dicendosi disponibile: “A patto che ci sia un compenso”. Vedremo cosa accadrà. La sensazione è che rivedremo presto o tardi Jena Plissken sui nostri schermi.