Lo storico cinema riapre a Roma dopo anni di restauri e ricorsi. "Titane", vincitore a Cannes, inaugura la nuova stagione e gli artisti vengono in sala per il progetto dei giovani dell'Associazione Piccolo America
Si comincia oggi, 21 settembre, con l’esclusiva di ‘Titane’, premiato all’ultimo festival di Cannes con la Palma d’oro. Si prosegue dal 30 con ‘No time to die’, il nuovo James Bond, probabilmente il film più atteso da quando la sua uscita fu rimandata per l’inizio dell’emergenza Covid. Parte così la programmazione del Cinema Troisi, una sala da 300 posti che riapre al pubblico dopo una chiusura durata otto anni. E’ un cinema storico di Roma, si trova a Trastevere a due passi dal Nuovo Sacher, la sala di Nanni Moretti. Il progetto di restauro, a cura dell’Associazione Piccolo America, ha subito ritardi e ricorsi, ma ora la sala è pronta, con gli interni che profumano di nuovo e con un’aula-biblioteca sempre aperta, con lo scopo prioritario di avvicinare le nuove generazioni al cinema.
Gli auguri degli artisti
Per inaugurare il Cinema Troisi arrivano in sala regista e protagonista maschile di ‘Titane’. Entrambi sembrano conquistati dall’impresa di questi 25 giovani appassionati di cinema che si sono completamente spesi per restituire un grande schermo alla città di Roma. Ci dice il grande attore francese Vincent Lindon: “Sono contento che la notorietà di Julia Ducounau e la mia possano servire ad aiutare Valerio Carocci e i 25 ragazzi del Piccolo America. Il suo è un atto politico. Oggi come oggi impegnare a trent’anni tutte le proprie sostanze per aprire un cinema ci dice qualcosa di importante. E’ il momento delle serie, i cinema continuano a chiudere, ci sono tantissime piattaforme digitali. Trovo che questa iniziativa sia formidabile, ammiro le persone che combattono, che rifiutano di posare le armi".
“E’ un grande onore, è commovente e anche di più. – aggiunge la regista Ducournau- Come regista ho capito che queste persone hanno preso grandi rischi per riaprire il cinema e far proiettare film, anche il mio film. Per questo mi sento grata nei loro confronti. “
Un film che fa discutere
E veniamo dunque a 'Titane', dove la fantasia domina e la storia supera molti limiti convenzionali sulla violenza e sulla morale. Questo film destinato a far discutere parla di Alexia (Agathe Roussell), una ragazzina che sopravvive a un incidente d’auto e, cresciuta, conduce un’esistenza accecata da lampi di violenza. Incontra Vincent, un uomo più grande (Vincent Lindon) alla ricerca di un figlio perduto: le loro sofferenze si incontrano in una fase di cambiamento che riguarda menti, corpi, fantasie di annullamento, desiderando una nuova vita che sopravviva all’autodistruzione. Tutto si svolge in un mondo apparentemente normale e contemporaneo, dove però ogni tipo di violenza, da quella omicida a quella psicologica, può esplodere in un batter d’occhio con improvvise ondate di tensione e risacche di macabro umorismo.
Horror o film d'amore?
Julia Ducounau, lo chiedo a lei, che è la regista: E’ giusto considerare ‘Titane’ un horror?
“No, se fosse un horror dovrebbe mettere paura, ma non è questo che ho voluto. Uso invece la grammatica del Body Horror, ma anche quella della commedia e del dramma. Mi piace sorprendere il pubblico, non fargli capire dove andrà il film."
In cosa consiste la grammatica del Body Horror?
"Per me è questo: ciò che mostri all’esterno riflette anche ciò che sei dentro. Quindi non c’è bisogno di dialoghi o di spiegare, perché le cose si vedono. Questo crea un legame con il personaggio, perché anche il corpo dello spettatore reagisce a ciò che accade sullo schermo. Nei miei film punto molto sull’esperienza delle sensazioni”.
Comunque ‘Titane’ è un film che mette lo spettatore di fronte a molte scene violente e di autolesionismo. Qual è l’importanza della violenza nel suo film?
“Quando ho cominciato a scriverlo ho capito che con la protagonista, una psicopatica, sarebbe stato impossibile avere un legame morale. Questo può essere rischioso perché se il pubblico non può relazionarsi al personaggio principale, può rigettarlo e quindi rigettare tutto il film. Poi mi sono detta che potevo mettere gli spettatori nei panni della protagonista e farlo sentire come lei si sente e avere paura per il suo corpo. Non per la sua mente o per la sua personalità, perché non vogliono sentirsi simili a lei, ma per il suo corpo. In qualche modo l’apprensione costituisce una forma di empatia attraverso il corpo.”
Vincent Lindon, se ‘Titane’ non è un horror, lei come lo definirebbe?
E’ un film d’amore: amore paterno, amore per la vita. Molto spesso si confonde il genere del film con il sentimento che il film vuole generare. L’ amore non è solo nelle commedie o nei drammi, la guerra non è solo nei film di guerra, il thriller non è solo nei film con le pistole. Questa è una cosa interessante del cinema: l’involucro ti può far credere certe cose, ma qui il contenuto è l’amore. In ‘Titane’ c’è speranza, non è violento. Se ha vinto la Palma d’oro è perché racconta la vita dei nostri giorni. “
Trovo che nel film, nonostante tutto, ci sia un forte desiderio di vita. E’ così?
“Certamente: il mio personaggio ha voglia di credere e con lui tutto il pubblico, ne sono convinto. Vincent desidera vivere per qualcuno e quando nel film questo qualcuno si manifesta, per lui diventa una ragione di vita.”
Il Cinema Troisi comincia così la sua nuova vita: è il risultato di un’esperienza nata dieci anni fa dal desiderio di un gruppo di giovani innamorati del grande schermo che volevano impedire con l’occupazione la demolizione di un altro cinema di Trastevere, l’America. Sfrattati da lì, i ragazzi dell’Associazione che prende il nome da quella prima impresa hanno portato le proiezioni nelle piazze del centro e della periferia di Roma, richiamando pubblico e guadagnando la stima di importanti artisti, che hanno partecipato a molte loro serate, tutte guidate da una passione grande che si chiama cinema.