regista e produttore del documentario "Piazzolla, la rivoluzione del tango" (tit. origianale: "Piazzolla, los años del tiburón") omaggeranno il grande artista in occasione dei cento anni dalla sua nascita.
Il film franco-argentino, campione di incassi in patria e in uscita al cinema in Italia appena riapriranno le sale, è un inedito ed evocativo viaggio nel cuore della vita e la musica di Astor Piazzolla, capace di offrire un ritratto intimo del padre del cosiddetto Nuevo Tango, un genere che incorpora tonalità e sonorità jazz al tango tradizionale, utilizzando dissonanze ed elementi musicali innovativi.
Per la prima volta vengono aperti al grande pubblico gli inediti archivi del mitico bandonéonista: fotografie, nastri vocali e riprese in super8 che raccontano la vita di Piazzolla dall’infanzia a Manhattan agli esordi musicali al fianco di alcuni dei più grandi compositori musicali dell’epoca; dal rapporto con la famiglia fino alla passione per la caccia agli squali; dal rientro a Buenos Aires alla rivoluzione degli anni Settanta con Libertango, l’album del 1974 inciso in Italia con cui si sancisce ufficialmente la nascita del Nuevo Tango.
Astor Piazzolla, icona mondiale della musica di qualità, nel corso della sua carriera si è avvalso di numerose collaborazioni. In Italia, oltre al già citato Libertango, registra la memorabile trasmissione “Teatro 10” condotta da Alberto Lupo; è qui che conosce Mina, con cui inciderà anche “Balada para mi muerte”, brano del 1972. Molti altri brani, invece, verranno tradotti da Angela Denia Tarenzi e interpretati da cantanti come Edmonda Aldini (che a Piazzolla nel 1973 ha dedicato un intero 33 giri, Rabbia e tango), Milva e Mina appunto.
NOTE DI REGIA:
“Diversi anni fa, dopo l'uscita del mio film Saluzzi presentato al Festival di Berlino, ho ricevuto un invito inaspettato da qualcuno che lo aveva visto. Era Daniel Piazzolla, il figlio di Astor. Mi ha invitato a cena e quella sera ha detto: ‘Come mai nessuno ha realizzato un documentario di qualità su mio padre? Inoltre, la sua vita ha seguito ‘la struttura perfetta per un film’, è andato a pescare gli squali per tre mesi, ha composto per quattro mesi e ha girato il resto del tempo’.
Sono passati alcuni anni da quella cena con il figlio di Astor ma le sue parole continuavano a risuonare in me.
Ancora adesso, mentre scrivo immagino Piazzolla alle prese con gli squali, mi sembra di sentire anche la sua musica, la sua ‘tanguedía’ che penetra nel cuore, ed è stato proprio questo il mio primo contatto con lui quando da giovane suonavo il pianoforte. Ero un bambino pianista e mi piaceva suonare ‘La mort de l'ange’ o ‘Adios Nonino’.
In fondo, credo che la malinconia abbia una sorta di origine segreta che risale all’infanzia e si manifesta in un certo momento della vita. Per me quel momento è stato bandonéon di Piazzolla.
Ma non volevo fare semplicemente ‘un film sulla vita o la musica di Piazzolla’, anche perché credo sia impossibile condensare in 90 minuti tutta la sua vita e la sua musica. Piuttosto, mi sono voluto concentrare sui principali eventi biografici e musicali. Ma non in modo ‘anonimo’, con uno sguardo esterno. Ho cercato di creare una narrazione ‘sensoriale’, capace di offrire allo spettatore un'esperienza evocativa, grazie anche all’accesso ad uno straordinario materiale inedito, come la voce di Astor Piazzolla che racconta i suoi ricordi e le sue avventure, registrata da sua figlia Diana”.
(Daniel Rosenfeld)
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