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A fine ottobre esce Borat 2, la satira anti-Trump di Sacha Baron Cohen

Cinema

Il secondo capitolo del film del 2006 mette nel mirino direttamente il Presidente degli USA, a poche settimane dalle Elezioni Presidenziali

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Da stanotte il secondo capitolo di Borat è più che una semplice voce di corridoio: negli stessi minuti in cui andava in onda il primo dibattito televisivo tra Donald Trump e il suo diretto avversario Joe Biden alle prossime Presidenziali, sul fantomatico account Twitter della Repubblica del Kazakistan veniva pubblicato quello che possiamo considerare a tutti gli effetti il primo teaser trailer di Borat 2, dai toni decisamente sarcastici verso l'attuale inquilino della Casa Bianca.

Come rivelato dal sito Deadline Hollywood, il film – il cui titolo completo è il chilometrico Borat: Gift of Pornographic Monkey to Vice Premiere Mikhael Pence to Make Benefit Recently Diminished Nation of Kazakhstan - sarà distribuito da Amazon e dovrebbe essere lanciato in tutto il mondo a fine ottobre, pochi giorni prima delle elezioni americane. Il film sarebbe stato girato di nascosto da Sacha Baron Cohen subito dopo l'allentamento delle restrizioni causate dal coronavirus: già qualche settimana fa si era diffusa la voce che il regista avesse già completato le riprese a inizio settembre, iniziando a girare dal giorno successivo al “via libera” concesso dai sindacati e volando a quanto pare da una costa all'altra degli Stati Uniti e persino all'estero. E già circolano le leggende su situazioni al limite dell'incredibile, con Cohen che avrebbe dovuto persino indossare il giubbotto antiproiettile in almeno due giorni di riprese.

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Borat, Sacha Baron Cohen avrebbe già girato il sequel

Il primo capitolo (titolo completo: Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan), datato 2006 e uscito nel pieno del secondo mandato di George W. Bush, impose Sacha Baron Cohen come uno dei comici più politicamente scorretti della scena americana: incassò oltre 260 milioni di dollari, ottenne nomination agli Oscar e ai Golden Globe e causò al comico numerosi incidenti diplomatici con l'incolpevole Kazakistan, dipinto come una terra non esattamente al passo coi tempi. Per le polemiche innescate dal secondo episodio, non resta che aspettare qualche settimana.

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