Il 1969 secondo Quentin Tarantino? Akin Zejjari di Sky Cinema ci racconta il suo incontro con il leggendario regista di C’era una volta a Hollywood, in onda Venerdì 1° maggio, alle 21.15 su Sky Cinema Due e alle 21.45 su Sky Cinema Collection Disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV
C’era una volta un regista che rifiutò blockbusters come “Speed” e “Men in black” e che divenne comunque il re di Hollywood… Il suo segreto?
Un cinema follemente libero e personale in cui i miti in VHS della sua infanzia e i generi, dai film kung fu agli spaghetti western, venivano rivisitati, centrifugati e stesi in tutto il loro furore su grandi schermi sempre più avidi di creatività.
Con più di 389 milioni di $ al box office per il suo nono film, Quentin Tarantino dimostra ancora una volta che l'ambizione e l'originalità pagano. Infatti “C’era una volta a Hollywood” riabilita un cinema di prestigio fuori dai sentieri battuti dei remake e sequel vari che gli studios continuano a sfornare.
Questa volta Tarantino ci catapulta con la grana agrodolce del 35 mm in un’epoca in cui tutto sembrava possibile...nuovi volti, nuove battaglie, nuovi sogni da infrangere...benvenuti a Hollywood, anno 1969…
E’ un film sulla memoria fatto di ricordi che provengono dalla mia infanzia. La cosa bella dei racconti che nascono dalla memoria è che non devono essere per forza fedeli alla storia, perché i ricordi, specialmente quelli legati all’infanzia sono imprecisi, elastici… ed è questa soggettività a dare una personalità al film, soprattutto nel caso di un racconto epico.
Volevo raccontare la storia di un’amicizia sullo sfondo una città contaminata dalla contro cultura del male. Ho cercato in tutti i modi di catapultare lo spettatore nell’atmosfera di quegli anni ed è per questo che ho curato ogni dettaglio nella ricostruzione di quel periodo: dai manifesti per strada, alle pubblicità radiofoniche fino ai programmi in Tv. Ogni elemento visivo e sonoro del film fa parte della trama dei miei ricordi, ogni dettaglio è un elemento narrativo che racconta la storia di una storia…
Il film è cambiato molto negli anni, non è che a un certo punto mi sono seduto a scrivere dicendomi ok “ C’era una volta a Hollywood” sarà il mio prossimo film. Il progetto è nato perché mi è sempre piaciuta l’idea di girare un film sul fare film, e quando un giorno mi sono ritrovato sul set ad osservare la dinamica tra uno dei miei attori e la sua controfigura mi sono detto: “Che quadretto: due tizi attempati, vestiti in modo identico, che chiacchierano da 15 anni sulle loro sedie da regista… se faccio un film su Hollywood questa coppia potrebbe essere la chiave giusta per raccontarla dall’interno”
E’ difficile essere Quentin Tarantino? Sei quasi un brand, immagino che sia frustrante compiacere un pubblico e una critica che alla fine vuole sempre lo stesso da te: un film “tarantinesco”…
Se dicessi che è difficile per me, credo che ogni regista di Hollywood, salirebbe su un tetto e mi sparerebbe con un fucile da cecchino… guarda non posso proprio lamentarmi… l’unica cosa che ho ottenuto da quando ho realizzato Pulp Fiction è stata una lunghissima lista di incredibili opportunità artistiche. Le mie difficoltà sono legate all’autodisciplina e al perfezionamento del mio lavoro… non credo che i miei film siano uguali, anzi…credo che siamo piuttosto diversi! L’aspetto “tarantinesco” a cui ti riferisci… beh sono io e basta! Non ci posso fare niente, è così che giro i film! Non cerco di fare film alla Tarantino, io sono Tarantino!
L'intervista di Akim Zejjari a Quentin Tarantino andrà in onda il primo maggio alle 21:20 su Sky Cinema Collection – Tarantino Mania e sarà disponibile on demand nella collezione dedicata a Tarantino