Il cinema che non conosci si propone di aiutare a far scoprire quei film “minori” che, per budget o per scelte tematiche, rimangono un po’ nell’ombra mentre meriterebbero di avere spinte promozionali più significative e impulso distributivo più ampio e convinto. Come Tito e gli alieni di Paola Randi , in questi giorni al Cinemino di Milano . A seguire la recensione del film.
Il Professore (Valerio Mastrandrea) vive isolato nel deserto del Nevada. Lavora a un progetto segretissimo per conto degli Stati Uniti ma, in realtà, la ricerca non procede. Infatti il Professore passa le sue giornate ad ascoltare la registrazione di un suono misterioso che proviene dalle stelle, dallo spazio, dall’universo. Un suono che assomiglia tremendamente alla voce della moglie scomparsa, captato tramite un potentissimo radar. Compagna di una vita, la donna ha dato un senso a quella del Professore che, da quando l’ha persa si è perso a sua volta a tal punto da restare senza nome. Lui è solo “il Professore”, astronomo che cerca nello studio degli astri un fondamento scientifico al senso della vita. E della morte. Dove vanno le persone che non ci sono più? Quel segnale audio, flebile e sussurrato, che viene da lontanissimo, da un altro pianeta o da un’altra galassia, rappresenta la speranza che la sua amata, da qualche parte, esista ancora. Tito e gli alieni, secondo quello che è stato il progetto della regista, Paola Randi, è un film che parla di entità extraterrestri secondo il significato più letterale della parola: persone, entità che non sono sulla Terra o perché le abbiamo perse o perché fisicamente non ci sono. La conclusione del professore è elementare a questo punto: se non sono sulla Terra, da qualche parte, nell’Universo, devono esserci.
Ma se, da un lato, è importante cercare di dare una risposta alla contraddizione più grande dell’esistenza (la morte, appunto), dall’altra non ci si può dimenticare di vivere. E nuova linfa alle giornate ormai prive di senso del Professore, viene data dall’eredità più preziosa ricevuta dal fratello deceduto: i nipoti Anita e Tito. I due ragazzini, rimasti orfani, si trasferiscono da Napoli al Nevada, presso l’accampamento di ricerca dove lavora lo zio, nel deserto vicino all’Area 51. Adesso, per il Professore, è arrivato il momento di dedicarsi a qualcun altro oltre che a se stesso. È arrivato il momento di aiutare il piccolo Tito a elaborare il lutto del padre scomparso, di sostenere Anita nel tentativo di rifarsi una vita e nuovi amici in America, affrontando i mille timori tipici dell’adolescenza e di accorgersi di un’amica speciale che le è sempre stata accanto (Clémence Poésy). È proprio dedicandosi ai nipoti che il professore riesce a riaprirsi alla vita e a tutto quello che può ancora continuare a donargli. Inoltre, spronato da nuova speranza e gioia, riesce a proseguire la sua ricerca attraverso gli astri.