Assassin's Creed, c'è un libro dietro il film dei record
CinemaSi chiama Oliver Bowden e non esiste. O meglio esiste ma all'anagrafe ha un altro nome. Lui è l'autore del libro, edito da Sperling & Kupfer, Assassin's Creed Origins Desert Oath da cui è stato tratto il film attualmente in programmazione su Sky Cinema
(@BassoFabrizio)
Già l'idea che l'autore ricorre a un nom de plume innesca un qualcosa di elettrizzante. Perché l'Oliver Bowden che compare sulla cover di Assassin's Creed Origins Desert Oath, il libro edito da Sperling & Kupfer, non esiste. E se qualche anagrafe lo ha registrato è un caso di omonimia tra la realtà e il fantastico. Di colui che ha scatenato la passione per Assassin's Creed (in programmazione su Sky Cinema Uno, prossimi passaggi sabato 9 alle ore 11.10 e domenica 10 alle ore 00.35) sappaimo che è un affermato scrittore esperto di storia. E che dalla sua penna ci siamo ritrovati al cinema ma anche in un videogico. Il film in Italia al Box Office ha incassato nelle prime due settimane di programmazione 5,7 milioni di euro e 3,4 milioni solo nel primo weekend.
Il libro ha una piacevolezza rara per il genere. Grazie anche alla bella traduzione di Tullio Dobner. E riconosciamo che entrambi, l'autore e il traduttore, ci hanno messo del genio perché, e forse non tutti lo sanno, quessto è il nono capitolo della saga Assassin's Creed. I capitoli di poche pagine e i paragrafi brevi, quasi telegrafici, rendono la lettura scattante, non c'è il tempo per fermarsi a riflettere, viene da pensare che la prima freccia scoccata possa colpire chi tituba nel voltare pagina.
Non dimentichiamo che siamo nel 70 A.C. nel deserto africano. Il tempo è sospeso, l'aria stessa suda. Ma non un assassino in costante movimento. Cerca qualcosa o qualcuno. Cerca entrambi perché quando strizza l'occhio per scoccare la freccia oppure impugna spada e scudo...davanti ai suoi occhi ci sono solo i Medjai, una stirpe che deve estinguere. E mentre l'assassino studia come colpire in una cittadini che sembra al di fuori di ogni tempo per la quiete che la avvolge c'è un guerriero che si mette in marcia lasciandosi dietro un figlio e tante domande senza risposta. Lui si chiama Bayek e le sue radici sono Medjai. Questi ultimo sono impavidi guerrieri della Nubia, così forti e arguti da diventare la guardia speciale del Faraone.
Il valore aggiunto dell'opera di Bowden sta nella contestualizzazione storica. Siamo circa 70 anni prima della nascita di Cristo e al lettore sembre di vivere quella stagione dell'antichità. L'essere esperto in storia dell'autore consente di entrare nei particolari, nei dettagli della civiltà egizia. Ma la vera fascinazione sta nella riscoperta di miti e leggende di un popolo e di un'epoca che il mistero ha traghettato nel terzo millennio preservando tutto il suo mistero.