Sanremo 2025 e la Moda: il ritorno dell'outfit “da Festival” (che però non vince)

Ci sono quelli genuinamente interessati alla parte musicale e quelli che invece fanno avanti e indietro tra lo schermo della tv e quello dello smartphone, per non perdersi un commento, un retroscena, un meme. Provate a indovinare quale dei due gruppi è il più grosso durante la settimana di Sanremo, nato come Festival della canzone e affermatosi come fenomeno dei fenomeni, rilevante per chiunque, anche per chi è andato avanti per anni snobbandolo. Tra questi ci mettiamo anche le case di moda che, tra gli ultimi fitting dei vestiti per le star internazionali che tra due settimane calcheranno il tappeto rosso degli Oscar, si sono impegnate a realizzare decine e decine di abiti su misura per i protagonisti della kermesse, su cui si sono soffermati gli occhi di milioni di persone. Milioni e milioni di occhi, milioni di click. Un'occasione che neppure Chanel poteva sprecare - infatti, da Rue Cambon è arrivato un bastimento carico di completi in tweed, fiocchi e mantelle indirizzati a Joan Thiele, già famosa prima di iniziare la gara per essere stata la prima ad aver indossato crezioni del marchio con la C intrecciata al Teatro Ariston. Abiti che vanno e che vengono, da Milano, da Parigi, dagli Emirati. Valigie che restano bloccate alla dogana . Tutti amano Sanremo e vogliono indossarlo, al punto da procurarsi l'outfit perfetto per commentare gli outfit altrui da casa. Il palco come una passerella. Cinque sere di sfilate. È la Sanremo Fashion Week, signore e signori. Tendenze Sanremo 2025: il ritorno dell'eleganza Tanti total black , tanta luce e tanta eleganza serale. Rispetto agli ultimi anni a Sanremo la moda non si è fatta ma è stata seguita, nel senso di riproposizione abbastanza letterale, da parte di costumisti e stylist, delle tendenze nate sulle passerelle più importanti. Poche le stravaganze, non pervenuti gli eccessi. Anche le trasparenze sono state sempre al servizio dell'esigenza di riportare la classe sul palcoscenico più importante d'Italia. Anche i cantautori hanno messo da parte le giacche spiegazzate e le magliette disimpegnate preferendo lo smoking sartoriale. Da Brunori Sas a Francesco Gabbani, è un trionfo di impeccabilità, ricercatezza e stile azzimato. Rocco Hunt è un rapper in giacca e, per la finale, il doppiopetto spunta anche per Gué, Tormento, Joshua e Shablo, volti simbolo dell'hip-hop. L'icona di stile urban genderless Mahmood, versione presentatore, punta sul massimo del rigore coi completi “working class style” di Prada e Balenciaga. Massimo Ranieri vira sullo stile da cerimonia di Carlo Pignatelli in un crescendo d'eleganza che diventa affilata quando arriva Achille Lauro vestito di tutto punto in Alta Sartoria Dolce & Gabbana. Costruito come un personaggio di un film che cambia di volta in volta. Il fascino del rétro Le donne, invece, si sono sfidate a calarsi in mondi distanti, nati in molti casi dalle atmosfere delle proprie canzoni. Noemi ed Elodie, vestite di piume e scintillio, si sono messe nei panni di performer d'altri tempi, femmes fatales con guanti, strascichi e sguardi allungati con l'eyeliner. Mentre Gaia si distingue dal coro per scelte di stile più contemporanee, Rose Villain, la cantante dai capelli azzuri, cede agli abiti timeless che la portano in una fase più adulta. Il rétro ha dato carattere alle esibizioni dei Coma_Cose, completamente immersi nell'estetica massimalista, anni Sessanta e Settanta di Valentino by Alessandro Michele. Agli anni Sessanta fa riferimento anche Sarah Toscano, avvolta nelle fantasie optical di Emilio Pucci. Pure le band si rifanno alla moda che fu: dal gusto pop tutto anni Ottanta delle creazioni di Coveri per i Modà, al glam dei tardi anni Settanta degli outfit progettati per i The Kolors. Il passato non è mai stato così seducente a Sanremo e ciò è del tutto in linea con i tempi di crisi che sta sperimentando il settore della moda e del lusso. Quando spirano venti gelidi, ci si rinchiude negli spazi conosciuti ma questo ritorno alla tradizione, all' "outfit “da Festival”, sembra non aver creato problemi a nessuno, anzi. Lucio Corsi, rivoluzione in corso Ogni fenomeno ha almeno più punti di vista e il bagliore dei cristalli, delle paillettes e il fascino delle griffe ci hanno tenuto lontano da quello che stava comunque succedendo a Sanremo, non un contromovimento, bensì una rivoluzione silenziosa e gentile proveniente dall'interno. Perché al Festival 2025 ha vinto ciò che non ci aspettavamo. Mentre tutto l'universo Sanremo inseguiva brevi anticipazioni sugli attesi outfit, arriva Lucio Corsi, con gli stivaletti col tacco messi per una vita e un bagaglio di vestiti che non vengono da nessun atelier ma da casa sua, roba che i suoi fan hanno già visto sicuramente a qualche suo concerto. Stylist di se stesso, a Sanremo si porta dietro una sarta e una costumista per dare una sistemata al tutto. La musica non è una gara, del resto - ha dichiarato - figuriamoci se gli interessano i vestiti, agiungiamo noi. Corsi, che non punta a diventare un'icona essendola già. Lui arriva secondo, Brunori terzo, e gli altri stanno a guardare. Sulla vetta sale Olly, 23 anni, che tra i pezzi che aveva a disposizione di Emporio Armani ha scelto quelli meno visibili. O almeno così ci ha fatto credere. Perché se è vero che i suoi look si notavano poco rispetto alla potenza vocale della canzone, anche questa è stata una mossa certamente studiata col suo stylist, Lorenzo Oddo. Offrire un'immagine spontanea per colpire dritto al cuore dei fan. Jeans, canotte, cardigan: i pezzi classici del guardaroba maschile a cui non si può rinunciare nemmeno per una settimana speciale. Ma i pantaloni in denim hanno gli strass, il cardigan coi bottoni è di filato lucido e sul palco, nella serata della vittoria, c'era la blusa semplice celeste ma anche un paio di pantaloni con la fascia da smoking. Casual ma non troppo. Da farci caso giusto se proprio ci teniamo. È andata bene, benissimo così. A dispetto di tutti quelli che aspettano il Festival per esclamare “Wow”.

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