Alla Scala lo Schiaccianoci di Nureyev, Marchand: “I sogni aiutano ad affrontare la vita”

It’s not a pretty ballet! Così Rudolf Nureyev definiva Lo Schiaccianoci. E nella sua rilettura del celebre balletto su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, scelta per inaugurare la nuova stagione del Teatro alla Scala, di quel sapore un po’ zuccheroso tipico di altre versioni non rimane più nulla. Resta solo l’atmosfera natalizia della fiaba che fa da cornice a una dimensione più psicoanalitica. E il sogno di Clara diventa il viaggio in chiaroscuro di un’adolescente che cresce, con tutte le sue paure e difficoltà. “La crescita emotiva di Clara è sicuramente la cosa più difficile da interpretare – sottolinea a Sky Tg24 la Prima Ballerina della Scala Alice Mariani - È una bambina che cresce attraversando le sue paure e cercando il coraggio per affrontarle. La scena dei topi o anche quella dei pipistrelli, introdotta dallo stesso Nureyev, sono un po’ una metafora delle paure contro le quali ci ritroviamo a combattere ogni giorno”. Così Hugo Marchand, étoile dell’Opéra di Parigi al suo debutto alla Scala, rimarca: “Questo Schiaccianoci non è solo una fiaba, Nureyev è andato molto più in profondità e ha dato una doppia prospettiva al protagonista maschile, un doppio ruolo: è Drosselmeyer e contemporaneamente anche il principe. Drosselmeyer è un uomo anziano che ha un rapporto speciale con Clara a cui regala, per Natale, la bambola Schiaccianoci che, nel sogno di Clara, si trasforma in un principe. La cosa interessante di questo balletto è che tutto accade nel sogno in cui Clara cresce e sta per diventare una donna. Ed è proprio il principe a guidarla in questa trasformazione. Quindi per Nureyev il principe non è solo colui che danza con Clara ma anche colui che la aiuta a diventare ciò che deve diventare. E alla fine, quando Clara si sveglia e si ritrova di nuovo bambina, ha il ricordo di tutte le esperienze che ha fatto mentre dormiva e che comunque le hanno fatto fare un passo in avanti. Mi piace molto questa idea che i sogni possano essere un passaggio verso la realtà”. Alla profondità psicologica e freudiana che Nureyev diede al suo Schiaccianoci, che debuttò alla Scala nel 1969, si unisce una complessità tecnica, tipica di tutte le riletture che il leggendario danzatore e coreografo fece dei grandi capolavori, che forse qui raggiunge l’apice. Basta osservare il Valzer dei Fiocchi di Neve per farsi un’idea della difficoltà e della pesantezza fisica che mettono a dura prova i danzatori. Ed è forse proprio per questo che le sue coreografie possono esser eseguite solo da corpi di ballo ai massimi livelli, come quello della Scala guidato da Manuel Legris, e sono una vera e propria goduria per gli occhi degli spettatori che amano la danza. “È una coreografia che fa molta paura – confessa Alice Mariani - Tecnicamente è molto difficile, ci sono momenti molto delicati, altri pieni di danza. In un piccolo pezzetto di musica ci sono davvero tantissimi passi. Nureyev non risparmia nessuno, viene richiesto il massimo a tutti dal primo ballerino al corpo di ballo fino agli allievi della scuola che hanno una parte importante in questo balletto”. Così Hugo Marchand: “Le sue coreografie sono molto complicate e insidiose da danzare, la musicalità è molto complessa ma allo stesso tempo se hai la possibilità di danzare le coreografie di Nureyev ogni anno, in ogni stagione tu ti mantieni allenato e sei pronto per fare qualunque cosa”. Tanti i cast che si alterneranno fino al 12 gennaio. Dopo Alice Mariani e Hugo Marchand, nel ruolo di Clara e del Principe/Drosselmeyer si alterneranno Agnese Di Clemente e Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, Camilla Cerulli e Navrin Turnbull, Marco Agostino e Martina Arduino, Virna Toppi e Nicola Del Freo. 14 recite tutte esaurite per un capolavoro assoluto che torna a risplendere nello storico allestimento di Nicholas Georgiadis e sotto la , bacchetta di Valery Ovsyankikov.

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