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Il Gran Tour di Dolce&Gabbana in Sardegna, il racconto delle collezioni più esclusive

Spettacolo

Nicoletta Di Feo

Per la nuova puntata di FLASH siamo andati nel Sud della Sardegna per raccontarvi il nuovo capito del Gran Tour di Dolce&Gabbana dedicato alle collezioni più esclusive. Stiamo parlando dell’Alta Gioielleria, dell’Alta Moda e dell’Alta Sartoria, presentate in tre diverse serate nel territorio di Santa Margherita di Pula

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Alta Gioielleria, Alta Moda e Alta Sartoria. Il gran Tour di Dolce&Gabbana questa volta fa tappa nel Sud della Sardegna per raccontare un altro tassello di quello che è l’immenso patrimonio dell’artigianato italiano.

Che cos’è l’Alta Moda se non eccellenza artigiana, quel fatto a mano di cui ‘Dal Cuore alle Mani’, la mostra allestita a Palazzo Reale di Milano, ne è la più alta testimonianza? È questo il pensiero di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, per cui la cultura è soprattutto quella fatta di antichi saperi che si tramandano di generazione in generazione, saperi che il Gran Tour iniziato nel 2012 da Taormina racconta e valorizza anno dopo anno.

 

L’Alta Moda tra le antiche rovine di Nora

Tra colonne e mosaici protetti da sacchi di sabbia e al di sopra delle strade sacre e quindi non calpestabili, sfila la nuova collezione di Alta Moda firmata Dolce&Gabbana. Anche questa volta l’atmosfera è surreale anzi, come hanno più volte sottolineato i due stilisti, quasi metafisica. Siamo nell’insediamento fenicio di Nora, uno dei più importanti siti archeologici del Sud della Sardegna.

Terra di grande tradizione e folclore la Sardegna è però un’ispirazione non ingombrante nella collezione, perché approcciandosi al suo artigianato e alla sua cultura Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno lavorato per astrazione.

 

“Quello che più mi ha colpito della Sardegna”, ci racconta Stefano Gabbana, “è il contrasto tra l’aridità e l’asprezza del suo territorio e la ricchezza della sua tradizione. Ogni volta che scegliamo un luogo per ambientare le nostre sfilate ne studiamo la storia, ci documentiamo per poter trasferire nei nostri abiti i costumi, le tradizioni e l’artigianato del luogo che stiamo per raccontare. E leggendo abbiamo scoperto che oltre al mare meraviglioso per cui quest’isola è conosciuta in tutto il mondo, la Sardegna ha anche una storia ricchissima. Il rischio era però quello di cadere nel folclore. Noi di questo folclore di cui la Sardegna è permeata, e che abbiamo amato perché è meraviglioso, abbiamo intercettato 3 /4 elementi e su questi abbiamo lavorato per trasferirli in una collezione che è piuttosto semplice”.

Una collezione semplice in cui a predominare sono i gioielli. Semplice, ma solo all’apparenza perché osservandola nel dettaglio, nasconde lavorazioni artigianali millenarie.

“Questo è il segreto dell’Alta Moda”, risponde Domenico Dolce, “fare apparire semplice ciò che invece è molto elaborato. L'effetto finale sono abiti leggeri, ma dietro a questa leggerezza, dietro a questa caduta verticale dei tessuti, ci sono delle costruzioni molto, molto complesse. Uniche”.

 

Abiti quasi trasportati dal vento, leggerissimi.  E poi strutture più costruite dove è importante, appunto, la caduta verticale.

Un omaggio a un’eleganza assoluta e sofisticata, a quella bellezza e a quell’artigianato tutto italiano di cui il Gran Tour dell’Alta Moda ne ha negli anni disegnato la mappa.

La parata di Sant’Efisio apre la sfilata di Alta Sartoria a Forte Village

Ci sono i cavalieri, le amazzoni ingioiellate, ci sono i Mamuthones e c’è anche la vedova che tesse la lana con un filo che se spezzato augura la mala sorte. È la festa di Sant’Efisio ad aprire la sfilata di Alta Sartoria di Dolce&Gabbana, perché se alla base della collezione femminile c’è un lavoro di astrazione, per l’uomo è invece il contrario.

Affascinati dai costumi tradizionali sardi Domenico Dolce e Stefano Gabbana ne hanno riadattato materiali, colori e motivi decorativi.

In passerella corsetti e gonne realizzati con la tecnica dei tappeti annodati, abiti con disegni floreali a piccolo punto, giacchini da torero, simbolo di quell’influenza spagnola così presente in questa terra anche nei ricami. E poi l’omaggio al mondo pastorale, con la rilettura della tipica mastruca, il cappotto di lana indossato dai Mamuthones.

Un trionfo dell’artigianalità come nelle camicie realizzate da sarte sarde in sei mesi di lavoro ciascuna, perché il bello richiede tempo e l’Alta Sartoria è un elogio alla lentezza, in contrasto con l’illusione così moderna che tutto sia accessibile.

“Le cose fatte a mano hanno una loro tempistica”, ci spiega Domenico Dolce. “Tutto ciò che è fatto a mano necessita tempo, quella che chiamiamo Alta Moda è in realtà artigianato puro".

Quell’artigianato, sottolineiamo noi, raccontato attraverso la magnifica mostra 'Dal Cuore alle Mani’ allestita a Palazzo Reale di Milano, che ha avuto un successo enorme. Un successo che i due stilisti non si aspettavano.

“È stato sorprendente e siamo felici che il pubblico abbia capito il lavoro e l'intenzione, cioè fare cose che durino nel tempo”, sottolinea Domenico Dolce. “Questi grandi numeri, stiamo parlando di 1800/2200 persone al giorno, sono enormi, per cui questi visitatori non sono solo persone del settore o appassionate di moda”, prosegue Stefano Gabbana. “Sono persone con tutt’altri interessi che comunque sono andate a vedere la mostra. Questo è quello che più mi ha reso felice perché credo che con questa mostra siamo forse riusciti a dimostrare ciò che non ci stanchiamo di ripetere e cioè che quello che facciamo lo facciamo per amore. Noi amiamo questo mestiere, questo mestiere è la nostra vita e probabilmente attraverso questa mostra la gente l'ha capito”.

Alta Gioielleria

L’eccellenza del fatto a mano prende forma anche nei magnifici gioielli protagonisti della prima delle tre serate del Gran Tour di Dolce&Gabbana in terra sarda.

Putti, pietre preziose incastonate con antiche tecniche e oro lavorato come se fosse un antico merletto, grazie alla millenaria tradizione sarda della filigrana che rende aerei anche i gioielli più maestosi. E poi collier con medaglioni decorati con il pane, offerta votiva simbolo di fertilità. Pezzi unici, desideri per i più irrealizzabili ma ambitissimi tra i clienti dell’Alta Moda.