La pièce, scritta da Giovanni Grasso, con la regia di Piero Maccarinelli, dopo le date bresciane sarà a Il Parioli di Roma, al Carignano di Torino, al Nuovo di Verona
Debutta in prima nazionale assoluta Il caso Kaufmann, nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli, su testo di Giovanni Grasso, per la regia di Piero Maccarinelli, con un cast eccezionale composto da Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella.
1941, carcere di Stadelheim. Leo Kaufmann sarà giustiziato per il reato di inquinamento razziale a causa dell’amicizia con la giovane Irene. Ispirandosi a una storia vera, Giovanni Grasso racconta la tragica vicenda dell’anziano ebreo, sconvolgente scontro tra odio e ingiustizia. Piero Maccarinelli è il regista di uno spettacolo dal cast straordinario, guidato da Franco Branciaroli.
Lo spettacolo è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Gruppo BCC Agrobresciano, Fondazione ASM.
sinossi breve
1941, Monaco di Baviera, carcere di Stadelheim, cella di massima sicurezza. Sono le ultime ore di Leo Kaufmann, condannato a morte per aver commesso il reato di “inquinamento razziale”. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente, la Corte di Norimberga ha infatti stabilito l’esistenza di una relazione di carattere sessuale tra l’anziano ebreo e la poco più che ventenne “ariana” Irene Seidel.
È la vigilia dell’esecuzione, e Kaufmann chiede di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte, ma per far recapitare a Irene un ultimo messaggio…
Davanti al prete cattolico, nelle ultime e angoscianti ore prima della fine, Kaufmann ripercorrerà per noi la sua drammatica vicenda, sconvolgente scontro tra odio e ingiustizia.
Ispirato a una storia vera, quella di Leo Katzenberger e Irene Seidel, Il caso Kaufmann è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Giovanni Grasso, vincitore di molti riconoscimenti, tra cui il Premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa italiana e il Premio Capalbio per il romanzo storico.
Un nuovo tassello alla collaborazione tra la penna di Giovanni Grasso e lo sguardo del regista Piero Maccarinelli – dal cui sodalizio è nato Fuoriusciti, spettacolo di successo prodotto dal CTB – che incontra oggi un fuoriclasse della scena, Franco Branciaroli, nel ruolo di Leo Kaufmann, capofila di un cast di altissimo livello con Graziano Piazza nei panni di Padre Höfer, il cappellano del carcere, e Viola Graziosi, straordinaria interprete del ruolo di Irene Seidel.
La calunnia è un venticello
Nell’importante saggio Come si diventa nazisti, William Sheridan Allen sostiene che il primo sintomo è l'indifferenza, o meglio, il non voler vedere piccoli torti subiti da altri. A me è sempre sembrata una verità esemplare: in microscala, che poi, in macroscala, sarebbe diventata, per dirla con le parole di Hannah Arendt, la Banalità del male.
Il caso Kaufmann prende in esame una singola vita e una singola morte. Ci troviamo di fronte all'orrore delle leggi razziali, ma non ancora di fronte al male assoluto della Shoah.
Kaufmann è un commerciante ebreo che riceve l'incarico da un amico ariano di occuparsi della sua giovane figlia a Norimberga. Da questo atto di generosità prende inizio il suo calvario.
Quello che mi affascina del testo di Giovanni Grasso è proprio l'iniziale indifferenza e poi la demenziale insensatezza della costruzione di indizi contro di lui da parte della sua piccola comunità di quartiere.
Tutto si svolge infatti in un quartiere di una città di provincia, Norimberga.
La costruzione delle prove contro di lui, l'inesorabile incedere della calunnia verso Irene, la speculazione degli indizi abilmente costruiti, procede come nel miglior polar.
Parallelamente, i due processi contro Kaufmann testimoniano come le parole possano assumere valori diversi a seconda dell'uso e della contestualizzazione che ne viene fatta.
Testimone esterno di tutte le narrazioni è un prete cattolico a cui Kaufmann vorrà ricostruire la sua oggettiva verità.
Ma sul plot principale si inseriscono, interagendo, anche dati personali, sentimenti che si confondono fra una posizione paterna e un desiderio inevitabile della bella Irene.
Eppure, tutto è affrontato con grande pudore e, insieme, con una inesorabile denuncia della mediocrità della calunnia che porterà all'esecuzione di Kaufmann per disonore razziale.
Rappresentare questa storia è per me un piacere e un dovere civile, scrive Piero Maccarinelli.
Nota a cura di Camilla Baresani Varini Presidente del Centro Teatrale Bresciano
Due sono i temi che danno al testo di Giovanni Grasso il vigore del collegamento con l’attualità.
Anzitutto, l’eterno antisemitismo che a fasi cicliche si riaccende e, di conseguenza, la necessità di continuare a raccontare come si arrivò all’Olocausto mostrando alle nuove generazioni le conseguenze del razzismo. In particolare, il lavoro di Grasso parla di paure tuttora diffuse persino nella nostra Europa. Basti pensare alle teorie sull’inquinamento razziale di Orbán, il primo ministro ungherese. Va aggiunto che l’argomento delle persecuzioni razziali oltre a essere perfettamente nel dibattito del nostro tempo, è collegato al tema del fascismo, del nazismo, dei totalitarismi che sfruttano le paure create nella popolazione per mettere in moto i peggiori risentimenti dei singoli cittadini: ecco allora l’eterno scatenarsi del meccanismo della delazione, che accompagna tutte le dittature, come nel Kaufmann, come in tanti romanzi di successo (da Ognuno muore solo di Hans Fallada a Il quinto angolo di Izrail’ Metter), e come ancor oggi nella Russia di Putin.
Va inoltre ricordato che proprio per l’attualità di questi temi, il totalitarismo, la delazione, il razzismo e l’antisemitismo, nel mondo editoriale i libri che hanno nel titolo le parole “Hitler”, “Mussolini”, “nazismo”, “fascismo” contano regolarmente su vendite maggiorate. Il pubblico dei lettori continua a provare interesse, curiosità, desiderio di saperne di più. La grande storia e Passato e presente, programmi RAI condotti da Paolo Mieli, ogni volta che propongono puntate su Mussolini e il fascismo e soprattutto sull’Olocausto, il nazismo, Hitler, le persecuzioni razziali ottengono i picchi di ascolto di stagione, anche se spesso si tratta di repliche.
L’altro tema portante del Kaufmann di Grasso riguarda quella particolare zona franca in cui si possono creare dei rapporti di scambio intellettuale tra un uomo anziano e una giovane. In questo caso la relazione è totalmente asessuata, benché non manchino i margini di ambiguità. Il desiderio a tratti è presente, forse solo in Kaufmann, forse anche in Irene, e in noi rimane un margine di dubbio su quello che avrebbe potuto succedere se entrambi non si fossero censurati. Questo genere di relazione, tra pigmalioni e giovani discepoli, ha come correlato la produzione di pettegolezzi, maldicenze, risatine, insinuazioni eppure è parte integrante del nostro immaginario e delle nostre vite. Persino il losco Humbert Humbert, protagonista di Lolita, nella sua viscida attività di corruttore aspira a essere il pigmalione dell’adolescente che gli fa rivivere emozioni sopite. Kaufmann e Irene non oltrepassano nessun limite, anche se l’età della ragazza lo consentirebbe. Tuttavia, il desiderio aleggia sul loro scambio, su di lei che offre giovinezza e apertura alla vita, su di lui che offre aiuto concreto e saggezza. Se Kaufmann non fosse stato ebreo, avrebbero potuto oltrepassare il limite delle convenzioni, scatenando solo banali pettegolezzi. Invece la questione della razza rende drammaticamente sconvenienti, addirittura mortali le illazioni e le fantasie di chi li scruta pieno di invidia e risentimento sociale.
Oggi la censura, è tornata di moda, è al centro del dibattito corrente. Non quella clericale, dei totalitarismi o del perbenismo borghese, bensì una nuova forma di stampo opposto. La censura che vuole proteggere la sensibilità delle minoranze e dei portatori di ogni forma di diversità, del corpo, del colore della pelle, del genere, dell’età. Ai nostri giorni, la vicenda esistenziale di Kaufmann e di Irene sarebbe soggetta a nuove forme di censura?