In Evidenza
altre sezioni
Altro

Scala, lo spettacolo della Scuola di Ballo in memoria di Loreta Alexandrescu

Spettacolo
©Matteo Levaggi Largo Ph Annachiara Di Stefano

Il 15 e il 17 maggio al Piermarini in scena gli allievi dell'Accademia del Teatro alla Scala in ricordo dell'insegnante scomparsa prematuramente lo scorso mese di febbraio. Lo spettacolo si apre con la Presentazione ideata da Frédéric Olivieri sulle note del Concerto per due violini e orchestra in re minore di Johann Sebastian Bach. Violini solisti, Paloma Martin e Da Won Ghang

Condividi:

Domenica 15 e martedì 17 maggio 2022 alle 20 il Teatro alla Scala accoglie gli allievi della Scuola di Ballo e dell’Orchestra della sua Accademia, sotto la direzione di Pietro Mianiti, per uno spettacolo che li mette alla prova nell’esecuzione di coreografie del grande repertorio neoclassico e in nuove creazioni. 

 

Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Loreta Alexandrescu, insegnante della Scuola di Ballo, scomparsa prematuramente lo scorso mese di febbraio, alla quale l’Accademia ha deciso di intitolare le borse di studio del Dipartimento Danza, a cui chiunque potrà contribuire anche con un piccolo gesto, grazie alla nuova sezione online del sito dedicata alle donazioni (DONA ORA), nell’ambito della prima campagna di digital fundraising “Aiutiamoli a sognare”. Nata in Romania, Loreta Alexandrescu aveva presto intrapreso una brillante carriera come ballerina professionista nel suo paese. Giunta in Italia alla fine degli anni ’70, aveva sin da subito affiancato all’attività artistica l’insegnamento per il quale dimostrava doti rare. Approdata alla Scuola di Ballo scaligera nel 1988, ha formato generazioni di ballerini che oggi, forti del suo magistero, sono diventati grandi interpreti sui palcoscenici più importanti del mondo. 

Lo spettacolo si apre con la Presentazione ideata da Frédéric Olivieri sulle note del Concerto per due violini e orchestra in re minore di Johann Sebastian Bach. Violini solisti, Paloma Martin e Da Won Ghang, allieve della stessa orchestra, che in più occasioni si sono distinte come brillanti spalle. La presentazione consente di dimostrare i diversi livelli tecnici e interpretativi raggiunti dagli allievi a seconda del corso frequentato fra gli otto in cui si articola il loro percorso formativo.

Per alcuni dei danzatori più piccoli si tratta del debutto assoluto sul palcoscenico. In particolare, per le sei bimbe ucraine - Polina, Aleksa, Daria, Olha, Mariia, Sofiia - che l’Accademia ha accolto dallo scoppio della guerra non solo offrendo loro l’opportunità di frequentare gratuitamente la Scuola di Ballo, ma fornendo anche un sostegno concreto alle loro famiglie: grazie al contributo della Comunità di Sant’Egidio e all’Associazione di Comunità Spazio Aperto e grazie a una raccolta fondi a cui hanno contribuito i mecenati e gli stessi dipendenti dell’Accademia, sono stati trovati per loro degli alloggi, sono state inserite nelle scuole statali e sono state predisposte lezioni di lingua italiana per le famiglie.

 

Lo spettacolo prosegue con due pezzi affidati a due coreografi italiani.

 

Il primo porta la firma di Matteo Levaggi, danzatore e coreografo di grande esperienza, che della contaminazione fra molteplici linguaggi artistici ha fatto una delle sue cifre stilistiche.  Si tratta di una delle sue creazioni più conosciute, Largo, andata in scena per la prima volta nel 2007 per il “Gala des Etoiles du XXI siècle” al Théâtre des Champs-Elysées a Parigi su musiche di Šostakóvič per i due danzatori Céline Cassone e Bruno Roy, pezzo entrato poi a far parte del repertorio del Ballet du Grand Théâtre de Genève. Levaggi aveva ideato il pezzo inserendo una forte componente contemporanea, pur avendolo pensato per danzatori dalla forte matrice classica. Oggi il coreografo aggiunge una figura maschile, scegliendo un’altra composizione musicale, la Suite n. 1 in sol maggiore per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, che verrà eseguita sul palcoscenico da Sofia Bellettini, ex allieva del Corso per professori d’orchestra. Come lo stesso Levaggi sottolinea “suddiviso in tre momenti, il trio Largo vuole mettere in luce forme e movimenti del sentire contemporaneo, avvalendosi dei vocaboli della danza classica”.

 

Della seconda creazione è autore Valentino Zucchetti, formatosi fra la scuola scaligera e la Royal Ballet School, oggi First Soloist del Royal Ballet, che si è già fatto notare per diverse esperienze coreografiche per le quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, non ultima Anemoi, andata in scena in prima mondiale alla Royal Opera House nel 2021 con notevole successo. La creazione appositamente pensata per la Scuola di Ballo, dal titolo Canone Allegro, impegna sul primo movimento del Concerto per violino e orchestra, op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy quattordici danzatori, undici ragazzi e tre ragazze di età compresa fra i 16 e i 18 anni, dal 6° all’8° corso, in un susseguirsi di passi che richiedono grandi doti tecniche ed espressive. Afferma lo stesso Zucchetti: “la scelta di una coreografia “a canone”, interessante perché permette di cavalcare l’onda di certe strutture musicali, nasce dalla volontà di portare i ragazzi a un livello tecnico superiore, stimolandone soprattutto le capacità interpretative e chiedendo loro di danzare con vibrante energia come richiede la musica di Mendelssohn-Bartholdy caratterizzata da un ritmo molto incalzante”.

Al talento ormai riconosciuto di Giovanni Andrea Zanon, con cui l’Accademia ha già collaborato in passato, è affidato il ruolo solistico del Concerto di Mendelssohn.

 

Si chiude con Serenade, uno dei balletti più noti di George Balanchine, su musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij, ripreso da Patricia Neary, che dopo la brillante carriera come solista del New York City Ballet sotto l’egida dello stesso Balanchine ne ha raccolto l’eredità, riproponendone in tutto il mondo gli allestimenti. La scuola aveva già interpretato il celebre balletto nel 2008, quindi nel 2013 e nel 2014.

 

George Balanchine crea Serenade sulle note dell’omonima composizione di Čajkovskij Serenata in do maggiore per orchestra d’archi, op. 48 nel 1934 per gli allievi della School of American Ballet, appena fondata con Lincoln Kirstein e Edward M. M. Warburg ed è il primo balletto a serata intera che porta la sua firma a distanza di pochissimi mesi dal suo arrivo negli Stati Uniti. Balanchine, volendo infondere al balletto una vena malinconica, inverte l’ordine dei movimenti musicali spostando il terzo, Elegia, alla fine.

 

Serenade, che costituisce uno degli esempi più alti del suo stile, vede 28 ballerini in costumi celesti danzare davanti a un fondale della medesima tonalità. Come lui stesso scriveva in Complete Stories of the Great Ballets: “Per Serenade molti pensano che ci sia una storia nascosta nel balletto. Non c’è. Sono semplicemente danzatori in movimento su un bel pezzo di musica. L’unica storia è la storia della musica, una serenata, una danza, se si preferisce, al chiaro di luna”.  

 

Lo spettacolo rappresenta l’ultimo impegno importante prima degli esami di passaggio e degli esami di diploma (11 giugno) per gli allievi dell’8° e ultimo anno.

 

approfondimento

Scala, torna "Sylvia": 11 minuti di applausi per il balletto di Legris

©The George Balanchine Trust - Ph Annachiara Di Stefano