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Vanity Fair mette in copertina Mahmood e Blanco ma Instagram la censura

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

Il social network ha oscurato il post del famoso magazine, la cui cover del nuovo numero condivisa sul profilo personale di Mahmood è stata censurata. Il motivo? «Viola le nostre linee guida in materia di atti sessuali». Il magazine si indigna: «Quello che l'algoritmo di Instagram ignora, però, è che il nudo non è solo un'espressione volgare del corpo, ma anche un mezzo capace di veicolare un messaggio importante come, nel caso della nostra copertina con Mahmood e Blanco»

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La copertina del nuovo numero di Vanity Fair mostra Mahmood e Blanco in costume adamitico, nell'atto di coprirsi in maniera pudica (e anch’essa adamitica) le parti intime, ma Instagram non ci sta e censura il post del magazine, che Mahmood aveva condiviso con i propri follower.

Il motivo? «Viola le nostre linee guida in materia di atti sessuali». E stavolta c'è da dirlo veramente: brividi.
Citiamo il titolo del successo di Mahmood e Blanco per far capire quanto questo fatto sia da pelle d'oca, nel senso di brividi non di emozione buona e positiva. Più che brividi allora parliamo di latte alle ginocchia, ecco.

Vanity Fair, dal canto suo, si indigna: «Quello che l'algoritmo di Instagram ignora, però, è che il nudo non è solo un'espressione volgare del corpo, ma anche un mezzo capace di veicolare un messaggio importante come, nel caso della nostra copertina con Mahmood e Blanco», scrive il giornalista Mario Manca su un articolo di Vanity Fair dedicato appunto a quella che loro chiamano un'assurdità.

L'assurdità a cui si riferiscono dipende dal fatto che, secondo l'algoritmo di Instagram, nel mirino ci finirebbero capezzoli e pudenda, tuttavia via libera a qualsiasi altro lembo di pelle scoperta di ogni tipo, fondoschiena compreso.

Negli intenti di Vanity Fair c'era al primo posto il seguente: creare una copertina che non solo mostrasse due meravigliosi corpi, come meravigliosi sono tutti i corpi del mondo. La finalità dello scatto scelto per la cover era veicolare un messaggio importante, con i vincitori del festival di Sanremo e candidati per l'Italia all'Eurovision Song Contest 2022, che sono a pieno titolo vere proprie icone giovanili.
Proprio in quanto tali, trattandosi di modelli per il target più giovane, quel messaggio messo in copertina suona importante perché offre a tutti un appiglio, la speranza di poter riscuotere quello stesso successo, assaporando al contempo la libertà di spogliarsi (letteralmente) dalle etichette.

Insomma, si tratta di una copertina rivoluzionaria, di una cover importante dal punto di vista sociale. Ma è il punto di vista social quello che ha voluto tagliare le gambe a questo tipo di comunicazione…

Potete guardare il post condiviso dal profilo ufficiale di Vanity Fair, con la copertina dell'ultimo numero del magazine a cui hanno apposto il bollo di censura, l'unico modo perché Instagram non oscuri l'immagine. Chiaramente il post che la rivista ha voluto pubblicare, con quella pecetta con su scritto "censored", è un messaggio critico, per indignarsi di fronte a tanta ottusità. Purtroppo l'algoritmo è così: ha l'elasticità mentale di un algoritmo, appunto.

La censura del post

I codici meccanici di Instagram non hanno colto l'importanza di quel messaggio, dato che una delle Stories di Mahmood in cui compariva la copertina di Vanity Fair è stata rimossa dal social network.

Il messaggio che è comparso a Mahmood nel momento in cui Instagram ha eliminato la sua Storia è il seguente: «viola le nostre linee guida in materia di atti sessuali».

«Tralasciando il fatto che non vediamo quale sia l'oscenità, visto che Mahmood e Blanco vengono immortalati da Luigi & Iango, che nella loro carriera hanno fotografato personaggi iconici come Madonna e Penélope Cruz, in una posa plastica che sembra ricalcare i canoni di Prassitele, ci teniamo a ricordare quanto il nudo artistico sia stato portavoce di battaglie e conquiste, come il pancione di Demi Moore che, nel 1991, è riuscito a far capire che le donne incinta vogliono continuare a essere desiderabili indipendentemente dallo status di madre. O come, più recentemente, le grazie di Vanessa Incontrada che, per la prima volta, ha scelto di farsi immortalare senza veli da Max Vadukul per il nostro giornale per dimostrare di aver fatto pace con le critiche che l'hanno sempre fatta soffrire», continua Mario Manca nel suo articolo su Vanity Fair.

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L'ostacolo dell'algoritmo di Instagram

Alla base di tutto questo scandalo c'è qualcosa che non ha certo la sensibilità umana, lungi dall'essere un qualcosa di lontanamente paragonabile a un'espressione artistica: l'algoritmo. Ci dispiace per "lui", ma oggi tutti quanti ce la prendiamo con l'algoritmo.


Dall'algoritmo non si scampa, l'algoritmo non è malleabile, l'algoritmo non capisce che dovrebbe avere un po' più di elasticità mentale. Inoltre l'algoritmo non vede la bellezza che ha davanti, vede soltanto qualcosa che potrebbe violare le linee guida.

«Per fortuna, le espressioni artistiche riescono a essere più avanti degli algoritmi, dimostrandoci che c'è ancora tanta strada da fare prima che le linee guida di un social network raggiungano lo stesso grado di azione della sensibilità umana, quella che va oltre le barriere rigide imposte da un codice e che capisce il giusto valore da assegnare a un'immagine o, come in questo caso, a una copertina», scrive Mario Manca nel suo articolo su Vanity Fair.

Di seguito vi mostriamo il post di Vanity Fair pubblicato con la foto della copertina censurata dallo stesso magazine, per criticare la scelta dell'algoritmo di Instagram.

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