Giorgio Strehler, a 100 anni dalla nascita la mostra alla Scala e al Piccolo Teatro. VIDEO
SpettacoloIl percorso espositivo si articola nei diversi luoghi in cui l’inventore della regia moderna, scomparso nel 1997, fece teatro. “Noi lo vedevamo da vicino, era strepitoso. Faceva il regista, l’attore, tutti i ruoli” ricorda il sovrintendente della Scala Dominique Meyer. La moglie e attrice Andrea Jonasson: “Era il gigante, il genio”
A 100 anni dalla nascita di Giorgio Strehler, la Scala e il Piccolo Teatro ricordano il grande regista scomparso nel 1997 con la mostra “Strehler e i palcoscenici milanesi”. Un percorso espositivo, visitabile fino al 30 aprile, che si articola in diversi luoghi della città con una sezione anche virtuale. “Noi lo vedevamo da vicino ed era strepitoso. Faceva la regia, faceva l’attore, faceva tutti i ruoli. A un certo momento non si capiva se era più teatro la pièce che si stava provavndo o lui stesso nel suo lavoro di regia”, ricorda a Sky Tg24 il sovrintendente del Teatro alla Scala Dominique Meyer. “Era il gigante, il genio del secolo. Ed è molto doloroso per me vederlo e non averlo qui accanto a me. Tentiamo di ricordarlo ma non gli diamo mai giustizia perché Giorgio diceva: il teatro vive in quell’attimo”, sottolinea commossa Andrea Jonasson, la moglie e attrice, tante volte musa ispiratrice del grande regista.
La mostra
La mostra diffusa ripercorre i luoghi in cui Strehler fece teatro: la Scala, dove ha curato 35 regie di 33 opere diverse, e il Piccolo da lui stesso fondato nel 1947 e dove ha creato 126 spettacoli teatrali, che già negli ultimi anni della sua vita si divideva fra tre sedi (quella originaria di via Rovello, oggi Teatro Grassi, la nuova sede da lui voluta, oggi Teatro Strehler, e il Teatro Studio, oggi Teatro Melato Studio).
In particolare il Piermarini presenta un allestimento in presenza dal titolo “Strehler, il gesto, lo spazio” nelle sale del Museo Teatrale e nel Ridotto dei Palchi a cura di Vittoria Crespi Morbio, e la mostra virtuale “Strehler e il soffio del vero poetico”, che è un viaggio attraverso gli spettacoli strehleriani alla Scala curato da Franco Pulcini con le voci di Luca Micheletti e Andrea Jonasson. Il Piccolo allestisce “Amo il teatro perché amo la vita”, consacrata al racconto del rapporto tra Strehler e Milano (con oggetti, costumi, documenti, fotografie) e dislocata negli spazi dei teatri Strehler, Grassi e del Melato Studio. Anche il Piccolo ha sviluppato una parte virtuale sul sito giorgiostrehler.it, una sorta di archivio digitale che raccoglie gli enormi tesori dell’archivio storico del teatro.
Le mostre sono inoltre arricchite dal contributo della Fondazione Corriere della Sera con riproduzioni di pagine di quotidiani dell'epoca.
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L’inventore della regia moderna
“Vogliamo celebrare Giorgio perché ci ha fatto crescere. Ho la sensazione di avere una famiglia, non sono mostre diverse ma un’unica mostra” sottolinea Meyer. L’assessore alla cultura di Milano Tommaso Sacchi aggiunge: “Sono i teatri insieme che vogliono ricordare una figura che ha cambiato la regia teatrale partendo da Milano. Giorgio Strehler, la Scala, il Piccolo Teatro segnano indelebilmente una città nelle sue corde più profonde. Milano è il teatro, il teatro è la vita di Milano (VIDEO)”.
"Le sue opere restano estremamente moderne. Quando abbiamo portato in scena pochi mesi fa la sua versione de Le Nozze di Figaro tutti sottolineavano quanto non fosse assolutamente invecchiata", osserva il sovrintendente della Scala Dominique Meyer. Franco Pulcini, che ha curato la mostra “Strehler e il soffio del verso poetico" lo definisce "l’inventore della regia moderna”. Vittoria Crespi aggiunge: dal 1947, quando fece la sua prima regia alla Scala (con La Traviata) e fondò, con Paolo Grassi, il Piccolo, "Strehler cambiò il modo di fare regia: il suo metodo era partire da sensazioni, emozioni, ricordi. E da quel momento gli scenografi collaborarono con lui per creare lo spazio scenico adatto" a queste sensazioni, emozioni, ricordi.
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“Amo il teatro perché amo la vita”
Dell’eredità di Strehler, come sottolinea il direttore del Piccolo Teatro Claudio Longhi, “resta un’idea di teatro pubblico, un’idea di regia composita che sa dialogare con l’attore e con la drammaturgia". E continua: "Credo che ci sia un lascito etico e politico, di un teatro che sta nella realtà e si cimenta con la realtà. Dentro questo alveo c’è anche la fede europeista di Strehler. Infine c’è un’eredità più controversa e nascosta che è quella delle occasioni sprecate. Ci sono dei percorsi di Strehler che sono rimasti dispersi, una parte sommersa che probabilmente andrebbe ripercorsa e forse il centenario è proprio l’occasione giusta per indagare quegli spazi. Perché noi vediamo solo la punta dell’iceberg”.
E resta il ricordo di un uomo che amava la vita perché amava il teatro.
“Quando lavoravo al ministero della cultura – ricorda Meyer - una volta arrivo presto, a un’ora in cui c’erano le pulizie. Sento un rumore nell’ufficio del ministro, apro la porta e vedo Strehler che parlava e che gesticolava. Parlava forte, girava. Apro la porta e chiedo: che fai? E mi risponde così: ho un incontro con il ministro, non vedi che provo? Era così, viveva di teatro”.