Scomparsa a 79 anni la celebre fumettista francese, autrice di strisce satiriche (Agrippina, i Frustrati, Cellulite) che la resero una delle prime donne protagoniste della nona arte
In Francia i fumetti, i “comics”, sono chiamati comunemente “bandes dessinées”, strisce disegnate. Perché così nascono, prima di diventare storie lunghe decine di tavole, grafic novel e voluminosi “romanzi a vignette”. Claire Bretécher era una stella di prima grandezza di quest’arte, nella sua forma originaria, le strisce satiriche. È morta a Parigi, all’età di 79 anni. Divenne famosa negli anni ’60 e ’70, con le sue strisce satiriche sulla società francese e sul ruolo delle donne. Negli anni '80 crea Agrippina, il suo personaggio più noto, una adolescente un po’ spigolosa alle prese coi problemi della crescita legati alla sua età.
Tra le prime donne fumettiste in Francia
Prima donna celebre in un mondo, quello delle bandes dessinées, fino ad allora prettamente maschile, prima donna a mettere al centro delle sue graffianti storie le donne e il loro complesso rapporto con la società francese dell’epoca, in pieno ’68 transalpino, poi lungo gli anni ’70 e i cambiamenti radicali di costumi e mentalità. “Una delle pioniere della letteratura di genere, impose il suo stile e i suoi toni del tutto originali”, così la ricorda la casa editrice Dargaud, da lei fondata, e che ha pubblicato negli anni le sue opere.
Satira femminista e cinismo anti-intellighenzia
Letteratura ma anche altro. Pittura, anche, soprattutto nella seconda parte della carriera. Nata a Nantes, sulla Loira, si forma a Parigi con mostri sacri come Goscinny – creatore di Asterix e Lucky Luke – il disegnatore Uderzo, Peyo – l’inventore dei puffi – insomma con la ‘scuola dei belgi’ che domina la scena negli anni ’60. Non solo Agrippina. La sua serie dei “Frustrati” mette alla berlina gli intellettuali radical-chic della sinistra francese del decennio successivo, guadagnandosi l’apprezzamento del filosofo Roland Barthes, che nel 1976 definisce Bretécher “il miglior sociologo francese”. Vince il prestigioso Grand prix di Angouleme ed entra di diritto tra i grandi, anzi le grandi, una delle prime, una delle poche, della nona arte.