Il tastierista e pianista che per circa trent'anni ha accompagnato Pat Metheny è morto a Los Angeles all'età di 66 anni. Con il chitarrista del Missouri ha scritto pagine incancellabili della storia della musica moderna
Se ne va un grande artista, un maestro di musica. Una delle figure più importanti del jazz moderno, della fusion e del pop jazz. All’età di 66 anni è morto Lyle Mays, tastierista, pianista, compositore e produttore, co-fondatore del Pat Metheny Group di cui secondo molti rappresentava l’anima e l'essenza musicale. Al nome del grande chitarrista del Missouri è legata gran parte della carriera di Mays, che era nato a Wausaukee (Wisconsin) il 27 novembre 1953. E’ stato sempre ispirato e influenzato principalmente dallo stile del grande pianista Bill Evans (cui avrebbe reso omaggio con la sua musica in più di un’occasione). Il suo nome comincia a circolare nell’ambiente musicale negli anni settanta, quando entra a far parte nel 1974 della North Texas Lab Band e nel 1975, quando si unisce alla band di Woody Herman, la Woody Herman's Thundering Herd.
Nel 1976 l'incontro con Pat Metheny
Nel 1976 l’incontro con Pat Metheny, che cambierà la vita e la carriera di entrambi. L'anno successivo i due, affiancati da Eberhard Weber e Danny Gottlieb, realizzano il secondo album solo di Metheny, “Watercolors”, per l’etichetta tedesca Ecm. E’ il primo step di un percorso trentennale, che si materializzerà attraverso veri e propri capolavori come “Pat Metheny Group”, “As falls Wichita, so falls Wichita falls” (che il regista Kevin Reynolds utilizzerà in parte per la colonna sonora del suo film-cult “Fandango”), “Offramp”, il live “Travels”, “The falcon and the snowman” (colonna sonora dell’omonimo film di John Schlesinger, con David Bowie a cantare “This is not America”), “Still life (talking)”, “Letter from home”. L’ultimo album con il PMG, “The way up”, risale al 2005. Poi si dedica esclusivamente all’attività solista e alla produzione ma riducendo sempre più il suo impegno. Da solo ha pubblicato 4 album in studio più uno dal vivo. Il suo primo lavoro, intitolato semplicemente “Lyle Mays” e pubblicato nel 1986 dalla Geffen Records, è uno dei dischi più belli della storia del jazz moderno, che esalta ai massimi livelli la straordinaria capacità di Mays di combinare armonie, suoni e melodie uniche nel loro genere. Il suo talento nel saper creare uno straordinario tappeto sonoro, unito a quello dell’eclettico e virtuoso Pat Metheny, ha contribuito in modo determinante a fare del PMG una delle band più amate e popolari degli ultimi quarant’anni.
Metheny: "Uno dei più grandi musicisti che abbia mai conosciuto"
Sul suo sito ufficiale il chitarrista 65enne scrive: "Lyle se ne è andato dopo una lunga battaglia per un male che lo accompagnava da un pò. E' stato uno dei più grandi musicisti cha abbia mai conosciuto. In oltre 30 anni, in ogni momento in cui abbiamo fatto musica insieme, è stato una persona speciale. Fin dalle prime note che abbiamo suonato insieme abbiamo avuto un legame speciale e immediato. La sua grande intelligenza e la sua saggezza musicale mi mancheranno con tutto il cuore."