Mine, la prima opera di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro racconta la storia di un soldato che dopo aver pestato una mina, è costretto a restare immobile su di essa per non farla esplodere. Il film è Candidato ai David Di Donatello per Migliori Effetti Digitali, Miglior Regista Esordiente e per il premio 3 Future Award
Un soldato (Armie Hammer) sta tornando al campo base dopo una missione, ma inavvertitamente poggia il piede su una mina antiuomo. Non può più muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due giorni e due notti, dovrà sopravvivere non solo ai pericoli del deserto ma anche alla terribile pressione psicologica della tutt'altro che semplice situazione.
A una prima lettura, Mike è un soldato freddo e meticoloso che ha abbandonato qualcosa di importante e di valore, per compiere il suo dovere. Si trova catapultato in una condizione di sopravvivenza estrema e farà affidamento al suo addestramento e alle sue qualità per sopravvivere ma, mano a mano che la storia prosegue, le prove a cui lo sottopone il deserto lo costringono a spogliarsi della sua veste rigorosa e a mettere in dubbio non solo la sua attitudine mentale, bensì tutta la sua storia, tutto quello che lo ha condotto fino alla mina, fino a quello che è solo uno dei diversi passi falsi della sua vita. Il suo percorso di vita assume quindi un senso proprio in virtù di quest’ultimo passo, che potrebbe essergli fatale.
Mine è il primo film che vede Fabio Guaglione e Fabio Resinaro come autori e registi oltre che sceneggiatori. L’idea per il film gli è venuta pensando ai film in cui i protagonisti sono rinchiusi in spazi angusti, raccontano: “abbiamo pensato quindi di andare nella direzione opposta, un uomo bloccato in uno spazio infinito, desolato e ostile. È così che ci è venuta in mente l’idea di un soldato che ha messo un piede su una mina.” Per i registi “questo film rappresenta una metafora della condizione umana; a ognuno di noi è capitato di ritrovarsi in una situazione di stallo, un momento della vita in cui ci sembra di essere bloccati dove andare avanti sembra impossibile”.
Un soldato (Armie Hammer) sta tornando al campo base dopo una missione, ma inavvertitamente poggia il piede su una mina antiuomo. Non può più muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due giorni e due notti, dovrà sopravvivere non solo ai pericoli del deserto ma anche alla terribile pressione psicologica della tutt'altro che semplice situazione.
A una prima lettura, Mike è un soldato freddo e meticoloso che ha abbandonato qualcosa di importante e di valore, per compiere il suo dovere. Si trova catapultato in una condizione di sopravvivenza estrema e farà affidamento al suo addestramento e alle sue qualità per sopravvivere ma, mano a mano che la storia prosegue, le prove a cui lo sottopone il deserto lo costringono a spogliarsi della sua veste rigorosa e a mettere in dubbio non solo la sua attitudine mentale, bensì tutta la sua storia, tutto quello che lo ha condotto fino alla mina, fino a quello che è solo uno dei diversi passi falsi della sua vita. Il suo percorso di vita assume quindi un senso proprio in virtù di quest’ultimo passo, che potrebbe essergli fatale.
Mine è il primo film che vede Fabio Guaglione e Fabio Resinaro come autori e registi oltre che sceneggiatori. L’idea per il film gli è venuta pensando ai film in cui i protagonisti sono rinchiusi in spazi angusti, raccontano: “abbiamo pensato quindi di andare nella direzione opposta, un uomo bloccato in uno spazio infinito, desolato e ostile. È così che ci è venuta in mente l’idea di un soldato che ha messo un piede su una mina.” Per i registi “questo film rappresenta una metafora della condizione umana; a ognuno di noi è capitato di ritrovarsi in una situazione di stallo, un momento della vita in cui ci sembra di essere bloccati dove andare avanti sembra impossibile”.