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Ameba mangia-cervello: di cosa si tratta e dove si trova

Scienze
©Getty

Si tratta di un’ameba, la Naegleria fowleri, che può causare la meningoencefalite amebica primaria, un’infezione acuta, fulminate e rapidamente fatale che colpisce il sistema nervoso centrale. Infetta le persone quando l'acqua contenente il patogeno entra nel corpo attraverso il naso e può trovarsi più facilmente in fiumi e laghi, o anche nell’acqua delle piscine non adeguatamente trattate con il cloro

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La Naegleria fowleri è un’ameba. Nonostante le analisi genetiche abbiano identificato circa 30 specie di Naegleria, questa in particolare è l’unica ad essere stata associata ad infezioni nell’uomo. Come riporta il portale di Humanitas, rinomato polo ospedaliero italiano, è “l’agente che può causare la meningoencefalite amebica primaria, un’infezione acuta, fulminate e rapidamente fatale che colpisce il sistema nervoso centrale”, spiegano gli esperti. La diagnosi della malattia, in genere tardiva, può poi contribuire alla sua elevata mortalità, a tal punto che solo pochi individui sopravvivono all’infezione.

L'ameba mangia cervello - ©Getty

I recenti casi di infezione mortale

L’ultimo in ordine di tempo ad esser vittima di questa “ameba mangia-cervello” è stato un 13 enne americano che ha contratto il parassita della Naegleria Fowleri mentre era in vacanza con la sua famiglia, in Florida, a fine luglio. Il decesso è avvenuto ad agosto ma solo di recente i genitori hanno deciso di raccontare quello che è successo al figlio, nella speranza di diffondere notizie su questa rara ma mortale ameba. Secondo quanto emerso, il 13enne durante una vacanza in un campeggio, è andato a nuotare in un lago. Proprio durante il bagno il parassita è penetrato nel corpo del giovane attraverso il naso e il giorno successivo lo stesso ha iniziato ad accusare un mal di testa che diventava sempre più forte, seguito poi da sintomi quali nausea e vomito. Portato in ospedale, la diagnosi è stata tremenda: meningoencefalite amebica primaria, malattia per cui non esiste nessuna cura. Nel 2019 era stata una bambina di 10 anni a morire, dopo un bagno in un fiume, in Texas. Invece nel 2018 la stessa sorte era tragicamente toccata ad un ragazzo di 29 anni, Fabrizio Stabile, giovane che veniva dal New Jersey, morto dopo essere stato infettato dal raro parassita altamente mortale che si sarebbe introdotto nel suo organismo dopo una nuotata nella piscina di un resort di Waco, in Texas.

Cos’è l’infezione da Naegleria fowleri

Ma cos’è, nello specifico, l'infezione da Naegleria? Come spiega sempre Humanitas, è un’infezione che si contrae mediante esposizione prolungata, di alcuni giorni, all’acqua contaminata dal patogeno, questa particolare ameba chiamata anche “mangia-cervello”. L’ameba, spiega il Cdc americano, il Center of Disease Control and Prevention, infetta le persone quando l'acqua contenente il patogeno entra nel corpo attraverso il naso. Ciò si verifica in genere quando le persone nuotano o si immergono in ambienti caldi e di acqua dolce, come laghi e fiumi. La Naegleria fowleri viaggia quindi dal naso al cervello dove distrugge il tessuto cerebrale. In genere “non si può essere infettati da Naegleria fowleri bevendo acqua contaminata”, spiegano gli esperti statunitensi. In casi molto rari, le infezioni da Naegleria possono verificarsi anche quando l'acqua contaminata proveniene da fonti come l'acqua della piscina non adeguatamente clorata o l'acqua del rubinetto contaminata che entra nel naso, magari dopo aver immerso la testa nella stessa. Non è stato dimostrato che Naegleria fowleri si diffonda attraverso il vapore acqueo o le goccioline di aerosol.

Il ciclo vitale e le cure

“Il suo ciclo vitale prevede tre stadi: un trofozoita, uno stadio temporaneo flagellato e una ciste”, sottolineano gli esperti di Humanitas. Tra queste, la forma riscontrabile nel sistema nervoso centrale e, più in generale, nei tessuti dell’organismo umano è quella del trofozoita, mentre lo stato flagellato è solo temporaneo, viene favorito da particolari condizioni ambientali e torna allo stato di trofozoita nel giro di 24 ore. La ciste, invece, è la forma resistente che consente a Naegleria di resistere all’assenza di acqua e di nutrienti. Tra le cure e i trattamenti possibili per evitare che l’infezione degeneri, i medici spiegano che la Naegleria è sensibile al “farmaco antimicotico amfotericina B, che sembra essere stato utilizzato in pressoché tutti i casi in cui si è riusciti a sconfiggere l’infezione”. Tale principio attivo è efficace perché “altera le membrane del patogeno, incluse quelle del nucleo e del reticolo endoplasmatico liscio e ruvido”. Altre molecole potenzialmente utili sono l’azitromicina, il clotrimazolo, l’itraconazolo, il fluconazolo e il ketoconazolo. Inoltre, è stato sperimentato anche l’uso della miltefosina e della clorpromazina.

Dove si trova

Secondo il Cdc americano il Naegleria fowleri si può trovare in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, la maggior parte delle infezioni è stata causata da un’ameba che si trovava in aree d’acqua dolce situate negli Stati meridionali. In generale, l'ameba si trova in ambienti di acqua dolce e relativamente calda, come laghi e fiumi, nelle sorgenti termali, nello scarico dell’acqua calda degli impianti industriali e nelle fonti di acqua potabile geotermica (calda). Oppure ancora in piscine con scarsa manutenzione, con poco cloro o addirittura senza. Il Naegleria fowleri cresce con più facilità a temperature più elevate fino a 46 gradi centigradi e può sopravvivere per brevi periodi a temperature anche più elevate. Non è invece presente nelle acque salate, quindi non nell'oceano.

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