A indicarlo è una simulazione condotta dai ricercatori dell'Istituto galiziano di fisica delle alte energie a Santiago di Compostela
I buchi neri appena nati dalla collisione di altri buchi neri emettono più segnali ripetuti. A indicarlo è una simulazione condotta dai ricercatori dell'Istituto galiziano di fisica delle alte energie a Santiago di Compostela. Gli esperti spiegano che i risultati ottenuti indicano che l'analisi delle onde gravitazionali legate a tali segnali permette di saperne di più sulla forma di questi oggetti cosmici, la cui scoperta è stata premiata con il Nobel. I risultati dello studio, coordinato da Juan Calderón Bustillo, sono stati pubblicati sulla rivista Communications Physics.
Le simulazioni condotte dai ricercatori
“Abbiamo eseguito simulazioni di collisioni di buchi neri utilizzando un supercomputer e poi abbiamo confrontato la forma in rapida evoluzione del buco nero residuo con le onde gravitazionali che emette”, spiega Christopher Evans, autore dello studio e ricercatore del Georgia Institute of Technology. “Abbiamo scoperto che questi segnali sono molto più ricchi e complessi di quanto si pensasse. Possono permetterci di saperne di più sulla forma in grande cambiamento del buco nero finale”, aggiunge l’esperto. Le onde gravitazionali possono essere considerate come delle “increspature” del tessuto spazio-temporale causate da alcuni dei processi più violenti dell’universo, come la collisione tra due buchi neri. Quanto questi corpi si “scontrano” emettono il segnale delle onde gravitazionali. "L'intonazione e l'ampiezza del segnale aumentano man mano che i due buchi neri si avvicinano sempre più velocemente”, spiega Calderón Bustillo. “Dopo la collisione, il segnale ha un'ampiezza decrescente, come il suono di una campana che viene colpita". Questo principio è coerente con tutte le osservazioni di onde gravitazionali finora.
I segnali emessi dal buco nero “neonato”
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno anche scoperto che il buco nero appena nato dalla collisione emette un segnale più complesso, con un tono che sale e scende alcune volte prima di esaurirsi. Il team è riuscito a stabilire che questo fenomeno è correlato alla forma del buco nero che nasce in seguito all’impatto. “Quando i due buchi neri che si scontrano sono di dimensioni diverse, il buco nero finale assomiglia inizialmente a una castagna, con una cuspide e una base più larga e levigata”, conclude Calderón Bustillo.