I risultati di una nuova ricerca pubblicata sulle pagine della rivista specializzata The Astrophysical Journal Letters confutano l’ipotesi precedente formulata nel 2020 da Seligman e Laughlin
Continua il dibattito sulle origini e sulla struttura molecolare di Oumuamua, “l’intruso” del Sistema Solare che nel 2017 ha catturato l’attenzione della comunità scientifica. I risultati di un nuovo studio pubblicato sulle pagine della rivista specializzata The Astrophysical Journal Letters confutano l’ipotesi precedente formulata nel 2020 da Seligman e Laughlin che descriveva Oumuamua come un iceberg di idrogeno originatosi nel cuore di una gigantesca e gelida nube molecolare.
Lo studio nel dettaglio
Un team di scienziati del Center for Astrophysics Harvard & Smithsonian (CfA) e del Korea Astronomy and Space Science Institute (KASI), incuriositi da quanto emerso dallo studio condotto dai colleghi, si sono chiesti se un oggetto a base di idrogeno potesse effettivamente aver compiuto il viaggio dallo spazio interstellare al nostro Sistema solare.
“Sospettavamo che gli iceberg di idrogeno non fossero in grado di sopravvivere al viaggio, che probabilmente durerà centinaia di milioni di anni, perché evaporano troppo velocemente”, ha spiegato Avi Loeb, Frank B. Baird professore di scienze ad Harvard, tra gli autori dello studio.
Studiando la distruzione del ghiaccio di idrogeno da parte di più meccanismi tra cui radiazioni interstellari, raggi cosmici, gas interstellari e la sublimazione dovuta al riscaldamento della luce delle stelle, i ricercatori hanno dimostrato che “la sublimazione termica mediante riscaldamento collisionale nelle nubi molecolari giganti potrebbe distruggere iceberg di idrogeno delle dimensioni di Oumuamua prima della loro fuga nel mezzo interstellare”.
Le teorie sull’identità di Oumuamua
Oumuamua è il primo oggetto interstellare noto per essere transitato attraverso il sistema solare. È stato scoperto nel 2017 e da allora gli esperti della comunità scientifica hanno formulato varie ipotesi sulla sua identità e composizione. Dopo aver accertato che non si trattava di una nave aliena, Oumuamua è stato classificato inizialmente come un asteroide. Quando poi ha accelerato nella sua corsa si è scoperto che aveva proprietà più simili alle comete, ma delle osservazioni più approfondite hanno permesso di escludere la presenza di una chioma e di una coda di gas. Ad ora la sua natura e origine restano un mistero irrisolto, sebbene gli autori dello studio prevedono risvolti entro il prossimo anno.
“Se Oumuamua è un membro di una popolazione di oggetti simili, allora l’Osservatorio Vera C. Rubin (VRO), che dovrebbe avere la sua prima luce il prossimo anno, dovrebbe rilevare un oggetto simile al mese. Aspetteremo tutti con trepidazione per vedere cosa troverà”.