Lo ha catturato un team internazionale di astronomi grazie ad una rete di telescopi ad altissima risoluzione, puntati su W43A, un vecchio sistema stellare a circa 7000 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell’Aquila
Le caratteristiche dei getti di gas
Come si può leggere anche sul sito dell’ateneo svedese, le stelle come il Sole quando la loro vita sta per volgere al termine, assumono le dimensioni di una gigante rossa per poi trasformarsi in una nana bianca. Il corpo celeste quindi espelle dei gas, che formano un residuo chiamato, per l’appunto, nebulosa planetaria. La stella che gli astronomi hanno individuato e osservato con Alma, nello specifico, è stata identificata mentre espelleva getti di gas bipolari (stimati con un’età inferiore ai 60 anni) ad alta velocità (pari a circa 175 km al secondo) che si scontravano con il materiale circostante. Esiste un'ampia varietà nelle forme delle nebulose planetarie, scrivono gli esperti. Alcune sono sferiche, ma altre sono bipolari o mostrano strutture complicate. Gli astronomi sono interessati alle loro origini ma la polvere e il gas densi espulsi da una stella datata, spesso rendono difficile indagare il funzionamento interno del processo. Ecco che Tafoya ed il suo team si sono serviti dei telescopi per aggirare questa problematica.
Una visione dettagliata
Grazie all’alta risoluzione di Alma, infatti, gli esperti hanno ottenuto una visione molto dettagliata dello spazio attorno al sistema W43A e il fermo immagine che ne è scaturito è riuscito a mappare chiaramente la distribuzione delle nuvole polverose prodotte dai getti, a riprova che la stella sta in qualche modo influenzando l’ambiente che la circonda. Gli esperti presumono che queste nuvole siano la chiave per formare una nebulosa planetaria a forma bipolare. Nello scenario ipotizzato, la stella in origine avrebbe espulso il gas sfericamente e il nucleo avrebbe perso il suo involucro.