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Policlinico Gemelli, salvata mano di una donna grazie a polso realizzato con stampante 3D

Salute e Benessere
Policlinico Gemelli

La paziente, che era stata sottoposta a diversi interventi per il trattamento di un tumore raro che le aveva completamente distrutto l'articolazione, sta bene, è in grado di muovere tutte le dita e sta proseguendo le sedute di riabilitazione

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Un polso realizzato con una stampante 3D ha permesso di salvare la mano destra di una donna colpita da un raro tumore, con l'articolazione completamente bloccata a seguito degli interventi per tentare di fermare la malattia che, senza l'operazione, avrebbe reso necessaria l'amputazione. La paziente sta bene, è tornata a casa e sta proseguendo le sedute di riabilitazione alla mano.

L'intervento al polso

L'eccezionale intervento, unico al mondo per complessità, è stato eseguito dall'équipe di Giulio Maccauro, direttore della UOC di Ortopedia, insieme a Antonio Ziranu, dell'Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina - Gemelli Isola e dell'Università Cattolica, Elisabetta Pataia e Camillo Fulchignoni entrambi del Gemelli. "L'unicità dell'intervento - spiega Maccauro - è dettata sia dalla complessità tecnica dello stesso viste le condizioni della paziente, sia dall'estrema complessità ingegneristica di realizzazione della protesi, possibile solo grazie all'utilizzo di stampanti 3D". La protesi è stata fatta su misura da un'azienda italiana. La giovane donna, ora in grado di muovere tutte le dita della mano, era stata già sottoposta a diversi interventi per il trattamento di un tumore raro che le aveva completamente distrutto l'articolazione del polso destro. La donna ha riacquistato l'uso della mano e scongiurato l'amputazione.

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La costruzione della protesi

"L'impiego di una protesi 3D personalizzata – ha aggiunto Maccauro - ci ha consentito di adattare l'intervento alle specifiche esigenze della paziente, garantendo un'accurata riproduzione anatomica e un elevato grado di funzionalità. La ricostruzione del polso effettuata rappresenta un notevole progresso nel ripristino delle capacità motorie della paziente", del tutto compromesse, a causa di un tumore a cellule giganti localmente aggressivo e recidivato più volte. Per salvarle la mano era necessario sostituire il polso con una protesi. "Per questo – ha proseguito Maccauro - abbiamo contatto la Adler-Ortho, specializzata nella progettazione e produzione di protesi articolari che, partendo dalla TAC della paziente e seguendo le nostre indicazioni, ha realizzato al computer un prototipo, stampato 3D in plastica; lo abbiamo esaminato, chiesto di fare alcune modifiche e a quel punto è stata stampata la protesi definitiva in cronocobalto e titanio".  

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