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Anziani, l’attività fisica regolare ridurrebbe la mortalità del 30%

Salute e Benessere

Lo ha ricordato Lorenzo Palleschi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni, durante il XV congresso di Cardiogeriatria

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Sono sempre più numerose le evidenze dei benefici che l’attività fisica regolare porta anche alle persone più avanti con gli anni. Le ultime ricerche indicano che allenarsi con intensità moderata per almeno due ore e mezza a settimana o vigorosa per almeno un’ora e mezza gode di una riduzione della mortalità cardiovascolare e della mortalità per tutte le cause dell’ordine del 20-30% rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Lo hanno ribadito gli esperti riuniti a Roma per il XV congresso di Cardiogeriatria (in corso nella capitale dal 27 al 28 ottobre).

I vantaggi dell’attività fisica

“Il movimento non solo previene la maggior parte delle malattie cardiovascolari e cronico-degenerative, ma permette una miglior conservazione dell’efficienza fisica, garantendo così di vivere a lungo in forma e in piena autonomia”, ha dichiarato Lorenzo Palleschi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni e promotore del congresso insieme a Francesco Vetta, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia e Artimologia di IDI-IRCSS. 

 

Le nuove sfide legate alla pandemia di Covid-19

Palleschi, inoltre, ha ricordato che per gli anziani è importantissimo restare in movimento anche nel caso di ricoveri in ospedale o in strutture sanitarie. La scarsa mobilità comporta un aumento del rischio di perdita dell’autonomia personale e di varie complicanze. “Tuttavia, la pandemia di Covid-19 presenta nuove e gravi sfide che minacciano di compromettere i recenti sforzi e i progressi verso una cultura della mobilità”, ha osservato l’esperto. “Le rigide misure di distanziamento sociale all’interno delle strutture sanitarie, le carenze del personale dovuto a riallocazione ad aree ad alto fabbisogno come il pronto soccorso o le terapie intensive, la carenza di dispositivi di protezione e la ritrosia dei pazienti nei confronti della mobilità stanno minacciando la promozione della mobilità all’interno delle strutture sanitarie (ospedali ed RSA) così determinante per il benessere dei pazienti anziani”, ha concluso Palleschi.

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