Sono alcuni dei numeri riferiti dall'European Association of Preventive Cardiology, in occasione della pubblicazione di un documento scientifico finalizzato a promuovere l'importanza dell'aderenza terapeutica, in vista della Giornata mondiale del cuore
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Solo il 50% dei pazienti assume correttamente i farmaci prescritti dal medico per la prevenzione cardiovascolare, e tra i soggetti che hanno già avuto un evento, come ictus e infarto, 1 su 3 disattende le cure. Tant'è che in Europa il 9% degli eventi cardiovascolari potrebbe essere riconducibile alla scarsa aderenza terapeutica. Sono le stime riferite dall'European Association of Preventive Cardiology (Eapc), in occasione della pubblicazione di un documento scientifico finalizzato a promuovere l'importanza dell'aderenza terapeutica, in vista della Giornata mondiale del cuore.
L'importanza dell'aderenza terapeutica
Il documento è stato promosso e coordinato da Roberto Pedretti, presidente della sezione Prevenzione secondaria e riabilitazione di Eapc, componente del Board di Eapc e direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Gruppo MultiMedica. "Come diceva il chirurgo statunitense Everett Koop, i farmaci non funzionano nei pazienti che non li prendono", ha spiegato Pedretti. "Sembra banale ma non lo è affatto, se si pensa che i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, gestibili efficacemente con i farmaci e con un corretto stile di vita, sono spesso fuori controllo. Nei pazienti affetti da malattia coronarica, per esempio, a 6 mesi dalla dimissione ospedaliera, il 42% presenta ancora una pressione arteriosa non controllata, il 71% ha il colesterolo troppo alto e quasi il 30% ha un diabete non sufficientemente controllato", ha aggiunto.
I consigli dell'Eapc: "Comunicazione semplice e di qualità"
Per promuovere l'importanza dell'aderenza terapeutica, Pedretti e i colleghi, dopo un "un approfondito studio della letteratura scientifica" hanno stilato una serie di indicazioni "pratiche e semplici" per aiutare gli operatori sanitari ad invertire la tendenza.
Prima tra tutti, "evitare il sovraccarico informativo al paziente". La comunicazione, "deve essere semplice, di qualità" e "occorre usare tutti i mezzi possibili per far sì che il paziente abbia una reale comprensione del suo livello di rischio", ha concluso Pedretti.