La ricerca, condotta dagli esperti dell’Institute of Medical Science Hospital dell'Università di Tokyo, è stata pubblicata su Nature Medicine. “Elevata efficacia, cura possibile”
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Arriva dal Giappone una nuova ricerca che dà speranza ai pazienti affetti da glioblastoma, tumore maligno tra i più aggressivi tra i cerebrali primitivi. I ricercatori dell’Institute of Medical Science Hospital dell'Università di Tokyo hanno pubblicato i risultati di un nuovo trattamento che sembra capace di rallentare la neoplasia grazie alla somministrazione di un virus geneticamente modificato direttamente nella massa tumorale, aumentando così le aspettative di sopravvivenza dei pazienti. Lo studio, pubblicato su Nature Medicine, è stato condotto da novembre 2009 a novembre 2014, portando a dei risultati mai visti prima.
La sperimentazione
L’intervento, sperimentato su 19 pazienti con glioblastoma, è stato effettuato su soggetti che mostravano un residuo o una ripresa della malattia, nonostante avessero eseguito cure standard. Per rallentare la diffusione del tumore, e stimolare una risposta del sistema immunitario, i ricercatori giapponesi hanno modificato geneticamente l'Herpes Simplex Virus di tipo 1, già conosciuto come Herpes labiale, testandolo poi sui pazienti selezionati.
Il trattamento G47Δ
Il particolare trattamento, che prevede fino a sei somministrazioni, è stato soprannominato G47Δ. Nonostante le opzioni terapeutiche disponibili per i malati siano limitate, e l'aspettativa di vita sia in genere breve, questo nuovo studio ha ridato nuove speranze ai pazienti. I virus oncolitici, infatti, sono virus aggressivi che infettano e uccidono preferenzialmente le cellule tumorali. Le modifiche genetiche sono state apportate per aumentare l'affinità con le cellule tumorali e stimolare una risposta più efficace: dalla ricerca è emerso come a un anno dal trattamento sperimentale, l'84% dei pazienti fosse vivo e come, nel complesso, la sopravvivenza media dall'esecuzione del trattamento fosse arrivata a 20 mesi.
I risultati
Al termine dello studio, ben tre pazienti erano ancora vivi, con un’aspettativa di quattro anni per un caso, e ben cinque per gli altri due. Alla fine del percorso, lo studio ha ricevuto l’approvazione da parte delle autorità giapponesi. I ricercatori, a tal proposito, hanno dichiarato: “I pazienti sopravvissuti più di 3 anni dopo la terapia con G47∆ avevano dimensioni del tumore iniziali inferiori rispetto a quelli sopravvissuti meno di 1 anno. Pertanto, il trattamento precoce può essere giustificato per ottenere un'elevata efficacia e potenzialmente ottenere una cura”.