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Dai robot umanoidi un possibile aiuto nella ricostruzione dei tendini

Salute e Benessere
Fisher Studios

Potrebbero aiutare a ottenere in laboratorio tendini dalle caratteristiche ottimali per essere in futuro impiantati nell'uomo. È quanto emerso da uno studio guidato da Pierre-Alexis Mouthuy, dell'Università di Oxford

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Sebbene il campo dell'ingegneria dei tessuti sia ancora per lo più sperimentale, finora nei pazienti sono state impiantate cellule della pelle, cartilagine e persino una trachea cresciuta da campioni di cellule umane. Nuovi sviluppi nel settore, arrivano da un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Communications Engineering, che mostra come i robot umanoidi potrebbero aiutare a ottenere in laboratorio tendini dalle caratteristiche ottimali per essere in futuro impiantati nell'uomo. Il risultato si deve a un team di ricercatori guidato da Pierre-Alexis Mouthuy, dell'Università di Oxford, e potrebbe migliorare la produzione e la qualità degli innesti dei tessuti per un uso futuro nei pazienti.

Lo studio nel dettaglio  

Nel corso del nuovo studio, i ricercatori hanno realizzato un bioreattore morbido e flessibile, combinato con l'articolazione di una spalla di un robot umanoide, che consentiva di applicare movimenti complessi direttamente alle cellule. Nello specifico, il robot ha replicato i movimenti di sollevamento e rotazione tipici della spalla umana mezz'ora al giorno per 2 settimane, esercitando forze di allungamento realistiche sulle cellule tendinee in crescita nel bioreattore.

Il risultato

Dopo 14 giorni, i ricercatori hanno osservato che il grado di forza esercitato dai movimenti del robot ha influenzato la crescita delle cellule umane e la loro espressione genica rispetto alla coltura statica. Sebbene la tecnica messa a punto dagli studiosi sia ancora lontana dalla produzione di un innesto di tessuto tendineo completamente funzionale, il risultato apre la strada allo studio dei robot umanoidi come metodo per migliorare la qualità dell'innesto di tessuto. "L'uso dei robot per l'ingegneria dei tessuti crea stimoli biomeccanici molto più realistici, che vedo come una svolta", ha commentato Dana Damian, docente all'Università di Sheffield, che non è stata coinvolta nello studio. "Il prossimo passo sarà stabilire se il coinvolgimento dei robot è in grado di mostrare un chiaro miglioramento rispetto all'utilizzo dei bioreattori convenzionali".

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