Covid, studio Usa: contagiato l'80% dei cervi dalla coda bianca testati in Iowa
Salute e BenessereLo riferisce il New York Times, citando uno studio condotto dalla Penn State University, online sul sito BioRxiv ed in attesa della revisione della comunità scientifica
Oltre l'80% dei cervi dalla coda bianca dell'Iowa testati da un team di ricercatori americani ha contratto il Covid-19. Lo riferisce il New York Times, citando uno studio condotto tra fine novembre 2020 e gennaio 2021 dai ricercatori della Penn State University, online sul sito bioRxiv (che ospita gli articoli in attesa dell'esame da parte della comunità scientifica). Dall'analisi è emerso che gli animali selvatici avrebbero contratto dagli esseri umani il coronavirus Sars-CoV-2, che si sarebbe poi diffuso rapidamente nel branco. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)
Nessuna evidenza di trasmissione dal cervo all'uomo
Al momento, come sottolinea il quotidiano, non ci sono prove che i cervi dalla coda bianca abbiano finora infettato a loro volta esseri umani. Tuttavia, i risultati della ricerca appaiono comunque preoccupanti alla luce del rischio che, una volta adattato all'organismo di un nuovo animale, il virus possa mutare, dando origine a delle varianti, potenzialmente in grado di eludere i vaccini attualmente in uso. Proprio per questo, i ricercatori americani e le autorità dell'Iowa hanno invitato i cacciatori della zona e i soggetti che potrebbero entrare a contatto con i cervi a prendere precauzioni per evitare la trasmissione del virus.
Lo studio nel dettaglio
Per compiere lo studio, il team di ricerca ha analizzato i linfonodi di quasi 400 cervi tra aprile 2020 e il 10 gennaio 2021. In particolare, dall'analisi è emerso che l'82,5% (80 cervi su 97) degli animali testati tra il 23 novembre e il 10 gennaio è risultato positivo al coronavirus Sars-CoV-2. Il sequenziamento genomico dei campioni virali ha rilevato la presenza di 12 varianti del coronavirus Sars-CoV-2, di cui la B.1.2 (54,5%) e la B.1.311 (20 %) rappresentavano circa il 75% di tutti i campioni.
Come sottolineato dai ricercatori, la scoperta della trasmissione “selvatica ed enzootica nei cervi ha importanti implicazioni per l'ecologia e la persistenza a lungo termine, nonché il potenziale di ricaduta su altri animali e ricaduta negli esseri umani”. “Questi risultati evidenziano l'urgente necessità di un approccio "One Health" robusto e proattivo per ottenere una migliore comprensione dell'ecologia e dell'evoluzione del Sars-CoV-2”, hanno concluso i ricercatori.