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Scoperto un composto che potrebbe eradicare la malattia di Lyme: lo studio

Salute e Benessere
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Si tratta della'igromicina A, una molecola che si è dimostrata innocua per gli animali e sarà testata clinicamente la prossima estate. La sua scoperta è descritta nel dettaglio sulle pagine della rivista Cell

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Scoperto un composto che promette di riuscire a eradicare la malattia di Lyme, un’infezione di origine batterica che colpisce la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni, provocata dal batterio "borrelia burgdorferi" che può essere trasmesso all’uomo tramite la puntura delle zecche. Si tratta della'igromicina A, una molecola che si è dimostrata innocua per gli animali e sarà testata clinicamente la prossima estate. La sua scoperta è descritta nel dettaglio sulle pagine della rivista Cell, dove sono stati pubblicati i primi test condotti presso la NorthWestern Boston University.

Malattia di Lyme: i sintomi

La malattia di Lyme è un un problema sempre più pressante in Europa e Nord America: colpisce circa 500mila persone solo negli Stati Uniti. Nelle primissime fasi la patologa si presenta con un rash cutaneo, che può essere accompagnato da una sindrome simil-influenzale con febbre, brividi, mialgia e mal di testa. Nel giro di alcune settimane (e in certi casi anche mesi), può degenerare e si possono sviluppare alterazioni neurologiche, cardiache o articolari. Se non curata in tempo, può assumere un decorso cronico. A distanza di mesi o addirittura anche anni dall’infezione, si possono verificare alterazioni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema nervoso centrale e periferico, della cute e dell’apparato cardiovascolare. L’infezione può essere contratta anche più volte nel corso della vita, in quanto la malattia non porta a sviluppare l'immunità.
Quanto alla cura, si tratta generalmente con antibiotici ma il problema delle resistenze ai farmaci si fa sempre più pressante.

Il ruolo dell'igromicina

Come spiegato dai ricercatori sulle pagine della rivista specializzata, l'igromicina sembra funzionare perché è simile ai nutrienti essenziali di cui si ciba il patogeno. Per questo è improbabile che il batterio potrà acquisire una resistenza ad essa, perché qualunque modifica genetica che impedisse all'igromicina di funzionare bloccherebbe anche la sua capacità di nutrirsi.
"L'igromicina A ha eliminato l'infezione nei topi, compresi gli animali che hanno ingerito il composto in un'esca, ed è stata meno distruttiva per il microbioma fecale rispetto agli antibiotici clinicamente rilevanti", hanno spiegato i ricercatori. Secondo il coordinatore del team di ricerca, Kim Lewis, usando la molecola direttamente nell'ambiente o nelle esche dei topi si potrebbe eradicare del tutto la malattia, perché le zecche acquisiscono il batterio pungendo prima i topi.

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