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Il segreto della longevità potrebbe nascondersi nei geni che riparano il Dna

Salute e Benessere
Pixabay

Efficienti meccanismi di riparazione del Dna e la presenza di un basso numero di mutazioni somatiche in geni specifici sono due elementi chiave nel proteggere le persone estremamente longeve dalle malattie legate all'età. A indicarlo uno studio dell'Università di Bologna

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Si vive più a lungo se si ha un background genetico che rende più efficienti i meccanismi di riparazione del Dna, in grado di rallentare l'accumularsi di errori genetici, ritardando l'invecchiamento delle cellule del corpo. È quanto emerso da uno studio italiano coordinato da Claudio Franceschi dell'Università di Bologna, che ha sequenziato il genoma di un campione composto da ultracentenari. I risultati dell'analisi, pubblicati sulle pagine della rivista specializzata eLife, suggeriscono che efficienti meccanismi di riparazione del Dna e la presenza di un basso numero di mutazioni somatiche in geni specifici sono due elementi chiave nel proteggere le persone estremamente longeve dalle malattie legate all'età.

Lo studio su supercentenari

Per compiere lo studio, il team di ricerca ha analizzato il genoma di 81 semi-supercentenari e supercentenari (oltre 105 e 110 anni di età) provenienti da tutta Italia. Confrontando le loro caratteristiche genetiche con un gruppo di controllo composto da 36 persone adulte sane e con i dati di precedenti ricerche di settore, è emerso che i soggetti con un'età pari o superiore ai 105 anni tendono ad avere formidabili meccanismi di riparazione del Dna. Nello specifico, i ricercatori sono riusciti a identificare cinque variazioni genetiche presenti con maggiore frequenza tra gli over 105, correlate a una maggior attivazione di due geni: STK17A nel cuore, nei polmoni, nel sistema nervoso e nella tiroide, e COA1, un gene che regola un processo chiave nell'invecchiamento. Come spiegato dagli autori sul portale dell'ateneo, STK17A è coinvolto in tre importanti funzioni fondamentali per la salute delle cellule e dell'organismo: "Il coordinamento della risposta in caso di danno al Dna, la spinta verso la morte cellulare programmata per le cellule danneggiate e il controllo di specie reattive dell'ossigeno (ROS), la più diffusa tipologia di radicali liberi".

Altri risultati

Dall'analisi è inoltre emerso che gli over 105 hanno generalmente un numero di mutazioni genetiche somatiche inferiore rispetto a quanto atteso. Ciò significa che sono in grado di limitare l'aumento di mutazioni dannose solitamente collegato all'avanzare dell'età e a stati patologici.
"Alcuni studi realizzati in passato avevano già messo in luce che per diverse specie animali la capacità di riparazione del DNA è uno dei meccanismi che favoriscono la longevità: con questa nuova ricerca abbiamo dimostrato che ciò è vero anche per gli esseri umani", ha spiegato Cristina Giuliani, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna. "I dati ottenuti suggeriscono che le caratteristiche che permettono ad alcune persone di diventare semi-supercentenarie ed oltre sono in parte legate ad una particolare variabilità genetica, grazie alla quale è possibile gestire in modo più efficiente i processi di riparazione del Dna".

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