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Covid-19, Gimbe: “Virus avanza ma misure deboli, si va verso lockdown”

Salute e Benessere

Secondo la Fondazione, gli effetti delle misure restrittive, non valutabili prima di 2-3 settimane, saranno verosimilmente neutralizzati dal trend di crescita della curva epidemica 

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Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 13-19 ottobre documenta numeri in aumento su tutti i fronti, dai nuovi contagi da coronavirus, ai ricoveri ospedalieri.  

A fronte dell’incremento dei casi, "come in un déjà-vu nel giro di pochi giorni

il Governo introduce ulteriori misure restrittive nel tentativo di frenare l'epidemia”, ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, precisando che “la necessità di emanare due Dpcm in una settimana conferma che il contenimento della seconda ondata viene affidato alla valutazione dei numeri del giorno con la progressiva introduzione di misure troppo deboli per piegare una curva dei contagi in vertiginosa ascesa". 

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Gimbe: “Inseguire numeri del giorno è una “non strategia””

 

"Non essere riusciti a prevenire la risalita della curva epidemica quando avevamo un grande vantaggio sul virus oggi impone la necessità di misure di contenimento in grado di anticipare il virus. Tali misure devono essere pianificate su modelli predittivi ad almeno 2-3 settimane, perché la "non strategia" di inseguire i numeri del giorno con uno stillicidio di Dpcm che, settimana dopo settimana, impongono la continua necessità di riorganizzarsi su vari fronti, spingerà inevitabilmente il Paese proprio verso quel nuovo lockdown che nessuno vuole e che non possiamo permetterci”, aggiunge Cartabellotta, precisando che le dinamiche attuali dell'epidemia sono molto diverse da quelle della prima ondata. Secondo l’esperto, dettare nuove misure di contenimento in base ai numeri degli ultimi giorni, senza tener conto delle dinamiche odierne dell'epidemia è una “non strategia”, che favorirebbe l'ascesa dei contagi, vanificando al contempo gli effetti delle misure.  

Gimbe precisa, inoltre, che i numeri riportati quotidianamente dal bollettino della Protezione Civile non rispecchiano i casi giornalieri perché dal contagio alla notifica intercorre in media un ritardo di 15 giorni. Secondo la fondazione, gli effetti delle misure restrittive, non valutabili prima di 2-3 settimane, saranno verosimilmente neutralizzati dal trend di crescita della curva epidemica

La seconda componente della “non strategia”, secondo la Fondazione, è il mancato allineamento tra le misure dei due DPCM e quanto previsto dalla circolare del 12 ottobre 2020 del Ministero della Salute, che aggiorna le indicazioni riguardo la durata e il termine dell’isolamento e della quarantena, in base all’evoluzione della situazione epidemiologica, alle nuove evidenze scientifiche, alle indicazioni provenienti da alcuni organismi internazionali e al parere del Comitato Tecnico Scientifico. 

"Considerato che diverse Regioni - spiega il presidente Cartabellotta - sono ormai nella fase di rischio alto/molto alto, è inspiegabile che le misure raccomandate non siano state introdotte dal nuovo Dpcm, che ha seguito le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, né attuate dalle Regioni, che hanno partecipato alla stesura del documento "Prevenzione e risposta a COVID-19””, redatto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, dove sono stati delineati quattro possibili scenari di evoluzione dell’epidemia, correlati alle diverse misure da attuare per contrastarli.

La terza componente della "non strategia”, prosegue Gimbe, “è il mancato approccio di sistema basato su responsabilità e alleanza tra politica e cittadini, oltre che sull'efficienza dei servizi sanitari". 

 

Numeri monitoraggio Gimbe

 

L’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva che la curva dei contagi in Italia ha "ormai assunto un trend esponenziale". Nella settimana 13-19 ottobre il numero dei casi positivi è salito da 82.764 a 134.003 (+53,7%), a fronte di un netto incremento del rapporto positivi/casi testati rispetto alla settimana precedente, dal 6,4% al 10,4%. Si registra anche un incremento del numero dei pazienti ricoverati con sintomi, aumentati negli ultimi 7 giorni da 4.821 a 7.676 (+59,2%) e di quelli in terapia intensiva (da 452 a 797 (+76,3%)). "Numeri a parte il contenimento della seconda ondata doveva inevitabilmente poggiare, già alla fine del lockdown, su tre pilastri integrati: massima aderenza della popolazione ai comportamenti raccomandati, potenziamento dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri e collaborazione in piena sintonia tra Governo, Regioni ed Enti locali”, conclude Cartabellotta. 

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