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Cospito resta al 41 bis, per i giudici il regime di alta sicurezza non è sufficiente

Lazio

La detenzione ordinaria, anche se in regime di alta sicurezza, “non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio del suo ruolo apicale nell'ambito dell'associazione di appartenenza", scrivono i magistrati del tribunale di Sorveglianza respingendo la richiesta presentata dall'avvocato dell'anarchico in sciopero della fame da due mesi contro il carcere duro

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La detenzione ordinaria anche "in regime di alta sicurezza, non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio da parte di Alfredo Cospito del suo ruolo apicale nell'ambito dell'associazione di appartenenza", scrivono i giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma che hanno respinto il reclamo del difensore dell'anarchico in sciopero della fame da due mesi contro il 41 bis.

©Ansa

La decisione dei giudici

Per i giudici di Roma la "valutazione del profilo criminale del detenuto e del suo coinvolgimento nelle attività principali della Fai del ruolo verticistico rivestito da Cospito all'interno della associazione criminale di riferimento e della perdurante operatività della stessa, dimostrano come sussista - è scritto nel documento - un concreto pericolo, una qualificata capacità di Cospito di riprendere pienamente i vincoli associativi pur dall'interno del carcere, e di veicolare all'esterno e con autorevolezza disposizioni criminali dove lo stesso venisse ricollocato nel circuito ordinario". Per la Sorveglianza "risulta dunque, necessario assicurare una netta soluzione di tale continuità per neutralizzare il rafforzamento e la perpetuazione del vincolo associativo e ogni situazione che possa comportare anche la stessa percezione di rapporti ancora attivi con accoliti in libertà, anche veicolata, in regime ordinario, da altri soggetti ristretti".

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“Assidue comunicazioni con l'esterno”

 

"Contrariamente a quanto si vuole credere, esiste un organismo unitario, strutturato, sovrastante rispetto alle persone e ai gruppi che ne fanno parte e che la partecipazione del singolo all'associazione si estende bene oltre il solo momento dell'azione", affermano i giudici nel provvedimento. Nel documento i magistrati della Capitale affermano che le comunicazioni di Cospito "con le realtà anarchiche all'esterno del circuito carcerario appaiono assidue e producono l'effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni''. Il tribunale sostiene che l'anarchico attualmente in sciopero della fame e detenuto a Sassari con "numerosi scritti e opuscoli clandestini ha contribuito e contribuisce ad elaborare un modello di lotta in cui vengono formulate proposte organizzative, argomenti e temi su cui orientare la lotta, definiti obiettivi strategici costituenti un 'invito ad agire' che poi nuclei cellule o individualità raccolgono traducendo l'obiettivo in attentati veri e propri di diversa entità e difficoltà…sulla base delle concrete possibilità d'azione che ciascuno possiede". E ancora: "negli ultimi quattro anni il detenuto ha continuato attraverso scritti diffusi dal carcere a riproporre con forza le tematiche rivoluzionarie, fomentando i soggetti più predisposti alle azioni violente a sollecitare la commissione di attentati a sostenere ed esaltare le cellule anarchiche ed insurrezionaliste che hanno commesso atti criminali''.

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