Accompagnato dalla figlia Laura, il capo dello Stato ha visitato la struttura situata nel quartiere Mooca, la cui storia è strettamente associata all'arrivo di lavoratori italiani. Il presidente, partecipando a un incontro, ha ricordato come “siamo tutti un po' migranti”
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita di Stato in Brasile, ha fatto tappa al Museo dell'immigrazione di San Paolo. Accompagnato dalla figlia Laura, il capo dello Stato ha visitato la struttura situata nel quartiere Mooca, la cui storia è strettamente associata all'arrivo di lavoratori italiani e delle loro famiglie nel 19esimo secolo. Il Museo sorge all'interno di uno stabile, costruito fra il 1886 e il 1888, dove gli immigrati potevano essere ospitati per un periodo massimo di otto giorni prima di dirigersi alla loro destinazione finale, in Brasile. All'ingresso, in alto su una parete, sono ancora visibili le istruzioni destinate ai migranti scritte in lingua italiana, nazionalità di provenienza della maggior parte di coloro che qui arrivavano in cerca di lavoro e fortuna.
Il messaggio: "Siamo tutti un po' migranti"
Il presidente, partecipando a un incontro nel Museo, ha ricordato come “siamo tutti un po' migranti”. A seguire la visita all'Arsenale della speranza, gestito dal Sermig di Torino, che accoglie ogni giorno 1.200 uomini di strada, i cosiddetti “moradores de rua”, giovani e adulti in difficoltà per la mancanza di una casa, di una famiglia, di un lavoro, per problemi di alcool e droga. Le due strutture sono ospitate negli immobili dove venivano raccolti gli immigrati in arrivo nel Paese sudamericano. La “straordinaria condizione che unisce l'Arsenale della Speranza di Torino a quelli di San Paolo e in Giordania” sollecita “tutti quanti, perché parte da una convinzione di base che non dovremmo mai dimenticare: ciascuna persona, uomo o donna, rappresenta un patrimonio irripetibile e unico al mondo e non c'è nessuna persona che sia mai perduta davvero” ha ricordato il capo dello Stato