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Secondo e terzo polo, il futuro dell'opposizione

Politica

Massimo Leoni

Al governo c’è un polo, il centrodestra, che vive un’unità magari a rischio ma eccezionalmente resiliente. E che all’opposizione c’è posto, al massimo, per due poli. La nuova puntata de “La Guida”

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Al di là delle più meno scontate parole sull’intenzione di fare un’opposizione dura, senza sconti e, allo stesso tempo propositiva, che abbiamo sentito pressoché invariabili in occasione delle consultazioni al Colle, questa legislatura potrebbe essere costituente – se non per la Repubblica - proprio per le opposizioni. Movimenti che modificheranno la geografia politica sono già in atto. Tengono conto – inevitabilmente se non esplicitamente – che al governo c’è un polo – il centrodestra, che vive un’unità magari a rischio ma eccezionalmente resiliente. E che all’opposizione c’è posto, al massimo, per due poli.

Due opposizioni, non tre

Il progressista – laburista, che con calma e gesso dovrebbe vedere ricostituita con più volontà e meno necessità un’alleanza tra partito democratico e cinquestelle. E un terzo polo, ancora in cerca di una collocazione stabile nella geografia politica ma che potrebbe aspirare ad occupare uno spazio simile a quello che fu di Forza Italia, magari depurato dalla componente padronale di quel partito, che ne ha fatto sì la vasta fortuna in passato ma, da qualche tempo, sembra capace di metterne in discussione addirittura l’esistenza futura.

Lo spazio politico di Forza Italia e il terzo polo

Se questa analisi è giusta, quell’area diventa contendibile, sia per il potenziale elettorato, sia per un eventuale, futuro ruolo di soccorso alla maggioranza, ce ne fosse bisogno. Molti credono di averne visto una ghiotta anteprima nel voto che ha portato all’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato. Un primo indizio. Il secondo fa prova.

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