L'assessore uscente della giunta Pizzarotti ha totalizzato il 66,19%. Lo sfidante, il candidato di centrodestra Pietro Vignali, si è fermato al 33,81%. Guerra: "È un grande risultato di un progetto coeso che non deluderà la città". Il Pd torna a far parte della maggioranza dopo 24 anni
Michele Guerra è il nuovo sindaco di Parma: il candidato del centrosinistra ha battuto con il 66,19% l'ex sindaco Pietro Vignali (33,81%), sostenuto dal centrodestra. Guerra è in continuità col suo predecessore Federico Pizzarotti, di cui era assessore alla Cultura. Nella coalizione di Guerra c'è anche il Pd: il principale partito di centrosinistra torna a far parte della maggioranza che governa Parma dopo 24 anni di opposizione. "È un grande risultato di un progetto coeso che non deluderà la città", ha detto Guerra. (LE ELEZIONI IN DIRETTA - LO SPECIALE SULLE COMUNALI DI SKY TG24).
Chi è Michele Guerra
Guerra ha 40 anni ed è professore ordinario di storia del cinema all'Università di Parma. Da assessore alla Cultura è stato protagonista del titolo di capitale italiana della cultura che Parma ha avuto nel 2020, quando la pandemia ha di fatto annullato tutto il programma, poi prorogato nel 2021, in un contesto comunque complicato. Il risultato del ballottaggio è, in un certo senso, sia all'insegna della continuità che della rottura: Guerra è infatti in totale sintonia con il sindaco uscente, con il quale ha partecipato all'esperienza di "Effetto Parma". La discontinuità sta però nel fatto che il principale partito di centrosinistra torna al governo della città dopo ben 24 anni di opposizione, visto che, prima dell'accordo, benedetto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, il Pd era in minoranza. Adesso sarà il gruppo più numeroso in consiglio comunale, guiderà la coalizione e, con ogni probabilità, esprimerà il vicesindaco.
Il primo turno
Fin dal primo turno il vantaggio di Guerra su Vignali era netto, e non solo per il 44% a 21% di due settimane fa. Ma anche perché altri candidati sindaco opposti al centrodestra (liste civiche sostenute anche da Azione, Europa Verde e Potere al Popolo/Rifondazione) avevano totalizzato il 21% dei consensi. Il centrodestra paga anche la spaccatura iniziale: Vignali al primo turno era sostenuto infatti da Lega e Forza Italia, ma non da Fratelli d'Italia che ha preso il 7,5% con un candidato autonomo. Salvini e Meloni hanno polemizzato, in campagna elettorale, su questa scelta: al ballottaggio FdI ha dato indicazioni di voto per Vignali, pur senza formalizzare un apparentamento.