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Tav, sì al Senato a mozione per ridiscutere progetto. Conte convoca il direttore di Telt

Politica

Nulla di fatto durante in vertice di governo notturno. Palazzo Chigi incontrerà nel pomeriggio il direttore della società italo-francese. M5s ribadisce il "no", Commissione Ue è pronta a chiedere 800 milioni all'Italia

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Il premier Giuseppe Conte ha convocato a Palazzo Chigi Mario Virano, direttore generale di Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare e poi gestire la Torino-Lione. Secondo quanto si è appreso, l'incontro si svolgerà nel pomeriggio. Sul tavolo la decisione sui nuovi bandi che va presa entro lunedì 11 marzo, dopo la fumata nera nel vertice di governo di stanotte che doveva decidere sulla realizzazione dell'opera. "La conferma dei bandi è fondamentale per il sì all'opera", dicono fonti della Lega. Nel frattempo è passata al Senato, dopo l'ok della Camera, la mozione di maggioranza sulla Tav presentata da Lega-M5s. Il provvedimento ha avuto 139 sì, 105 no. La mozione impegna il governo a "ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia". Ma Lega e M5s, a prescindere dalla mozione, restano divise sul tema.

"Nessuna crisi di governo"

"Non sono stato eletto per bloccare ma per sbloccare", ha detto il vicepremier Matteo Salvini dopo il vertice notturno, rispondendo a una domanda sulla trattativa per la Tav. "Ho le idee chiare - ha detto il leader della Lega - e spero che si chiuda più presto possibile". Il governo reggerà? "Assolutamente sì", è la risposta di Salvini. Anche l'altro vicepremier Luigi Di Maio assicura che non si è di fronte a una crisi di governo, ma ammette l'esito negativo della riunione notturna, parla di "vertice infruttuoso" e ritiene complicata la vicenda Tav. "È tosta", ha detto ad Affaritaliani.it, il leader del M5s. Di "vicenda complicata" che "stiamo studiando e sviscerando" parla anche il premier Giuseppe Conte. Intanto, la Commissione europea, come già venuto fuori ieri, è pronta a inviare una nuova lettera all'Italia per ricordare che il “no” all'opera comporterebbe la violazione di due regolamenti Ue e la perdita di circa 800 milioni. Un rischio confermato anche oggi da un portavoce della Commissione Ue.

Palazzo Chigi: "Emerse criticità"

"Sono emerse criticità" e non c'è "un accordo finale". È quanto invece ha fatto sapere Palazzo Chigi in una nota diffusa a poche ore dalla riunione notturna. Per il governo, "saranno necessari ulteriori incontri" per trovare l'intesa definitiva. "All'esito del confronto - si legge ancora nella nota dell'esecutivo - si è convenuto che l'analisi costi-benefici sin qui acquisita pone all'attenzione del Governo il tema del criterio di ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione Europea. A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità".

Comitè Lyon-Turin: "Speriamo buon senso prevalga"

"Seguiamo l'evolversi della situazione da molto vicino. Certi aspetti del dibattito ci sembrano irrazionali. Il governo italiano è chiaramente sovrano, speriamo che il buon senso prevalga", ha commentato il delegato generale del Comitè Transalpine Lyon-Turin, Stephane Guggino. Sulla possibilità di rivedere la ripartizione delle spese Francia-Italia, fonti francesi vicine al dossier non commentano, ma suggeriscono che "esiste anche la possibilità di far finanziarie dall'Ue anche i lavori delle vie d'accesso nazionali, come altri progetti transfrontalieri".

Questa sera riunione M5s

Per sciogliere il nodo, un'assemblea dei gruppi di senatori e deputati M5S è convocata, a quanto si apprende, per questa sera, alle 19, all'Auletta dei gruppi parlamentari. Ci sarà Di Maio, unico punto all'Ordine del giorno, il dossier Tav. In vista dell'assemblea dei gruppi congiunti di questa sera resta fermo il "no" alla Torino-Lione. E' quanto si apprende da fonti pentastellate. Per la Lega, invece, sottolineano fonti interne al Carroccio, la Tav è utile per la crescita del Paese. E la conferma dei bandi resta un passaggio fondamentale per la realizzazione dell'opera.

Le reazioni della politica e delle imprese

Numerose le reazioni alla notizia del vertice notturno senza alcun esito. Il gruppo di Forza Italia a Montecitorio ha chiesto al governo di riferire urgentemente in Aula sull'esito del vertice notturno sulla Tav, perché - si legge in una nota - non si può apprendere dagli organi di stampa ciò che dovrebbe essere discusso prima in Parlamento. "Basta cincischiare, si dica o sì o no. C'è un signore che si chiama Danilo Toninelli che blocca l'Italia", ha detto oggi Matteo Renzi intervistato a Rtl. Il presidente della Regione Sergio Chiamparino parla di "manfrina insopportabile". Durti anche i rappresentanti del sistema delle imprese, del lavoro, della cooperazione e delle professioni di Torino e del Piemonte che si incontrano oggi per discutere dello stallo sulla Tav. "Visto l'atteggiamento del Governo, saranno valutate iniziative - spiegano in una nota - in relazione alla necessità di esercitare una forte e adeguata pressione sull'esecutivo, sulle istituzioni e sui decisori pubblici per assicurare la realizzazione dell'opera secondo il progetto da tempo approvato e cofinanziato dall'Unione Europea".

Come è andato il vertice

Due le riunioni durante il vertice: la prima ha esaminato la parte tecnica del dossier.  Con il premier Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro Danilo Toninelli e i sottosegretari, hanno partecipato anche due squadre di "prof" portate da M5S e Lega. Undici i tecnici riuniti: tra questi il Movimento ha "schierato" due membri della commissione che ha bocciato l'opera con l'analisi costi-benefici. La Lega ha risposto con una sua squadra con Pierluigi Coppola, l'unico di quella commissione a non firmare le conclusioni volute dal professor Marco Ponti. Dopo oltre tre ore i tecnici hanno lasciato Palazzo Chigi. Poi la parte politica. Insieme a Conte, Di Maio, Salvini, Toninelli, anche i due sottosegretari al Mit leghisti Armando Siri e Edoardo Rixi, il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli e il presidente della commissione Trasporti a Palazzo Madama Mauro Coltorti. Un secondo confronto che si è concluso con un silenzio che desta sospetti. Al termine Di Maio e Salvini sono andati via scuri in volto, con lo spettro dell’ennesima crisi di governo sullo sfondo. In silenzio Conte, che ha promesso una decisione entro venerdì.