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Decreto Dignità approvato dal Cdm: tutte le novità

Politica

Il testo si compone di 12 articoli. Tra i temi d'intervento anche i contratti a tempo determinato, i limiti alle delocalizzazioni delle imprese e il contrasto alla ludopatia. Previsto un +50% dell'indennizzo per i licenziamenti ingiusti

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Un testo di 12 articoli, dove sono previsti - tra gli altri - interventi su contratti a tempo determinato, imprese, giochi e scommesse. E dove si prendono le distanze dal Jobs Act di Matteo Renzi. È il decreto Dignità, approvato il 2 luglio dal Consiglio dei ministri su proposta del premier Giuseppe Conte e del vicepremier Luigi Di Maio che l’ha definito "la Waterloo del precariato". Ecco i punti e i cambiamenti principali introdotti dal testo.

Contratti a termine di massimo 24 mesi

I primi due articoli modificano la disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato la cui durata massima scende ora a 24 mesi (prima era di 36) e i rinnovi non potranno essere più di quattro. Dopo i primi 12 mesi, comunque, bisognerà indicare una causale specifica per far proseguire il contratto. L’obiettivo è ridurre il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro. Per indirizzare proprio i datori di lavoro verso l'utilizzo di forme contrattuali stabili, inoltre, si prevede l'aumento dello 0,5% del contributo addizionale – attualmente pari all'1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro – in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione.

Maxi indennizzo per i licenziamenti

Con l’articolo 3, il decreto Dignità si allontana dal Jobs Act e stabilisce che l'indennità per i lavoratori licenziati ingiustamente passi da 24 a massimo 36 mesi con un aumento quindi del 50% dell'indennizzo. Le norme sui licenziamenti erano state modificate proprio con il Jobs Act che aveva superato nella gran parte dei casi il reintegro del posto di lavoro previsto dall'articolo 18 per i licenziamenti senza giusta causa. Dal 7 marzo 2015, per i nuovi assunti a tempo indeterminato, il reintegro nel posto di lavoro restava solo in caso di licenziamento nullo o discriminatorio e nei casi di licenziamento disciplinare nel quale il giudice riconosca che il fatto materiale contestato "non sussista". Negli altri casi ingiustificati e nei licenziamenti economici si era stabilito un indennizzo economico "certo e crescente" con l'anzianità di servizio, due mensilità ogni anno di servizio con un minimo di 4 ed un massimo di 24.

Limiti alla delocalizzazione delle imprese

Gli articoli successivi pongono dei limiti alla delocalizzazione delle imprese che abbiano ottenuto dallo Stato aiuti per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche. Il decreto prevede che "l'impresa beneficiaria" dell'aiuto pubblico decada dal beneficio concesso e sia sottoposta a sanzioni pecuniarie "di importo da 2 a 4 volte quello del beneficio fruito". "Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in parte in paesi dell'Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi", ha annunciato a questo proposito Di Maio.

Semplificazione fiscale

Il decreto introduce poi misure in materia di semplificazione fiscale, attraverso la revisione dell'istituto del cosiddetto 'redditometro' in chiave di contrasto all'economia sommersa e il rinvio della prossima scadenza per l'invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (cosiddetto 'spesometro’). Prevista l'abolizione dello split payment solo per i professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto. In pratica, si tratta delle prestazioni rese dai professionisti che in una prima fase erano già escluse dallo split payment e poi erano state ricomprese con un provvedimento varato lo scorso anno.

Lotta alla ludopatia: stop a giochi o scommesse 

Il decreto punta poi alla lotta contro l'azzardopatia. Prevede lo stop a "qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro". Dall'entrata in vigore del provvedimento il divieto comprende la pubblicità di giochi e scommesse "comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet". Sono escluse solo le lotterie nazionali con estrazione dei vincitori differita. Lo stop non vale nemmeno per "i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli". Confermate le sanzioni, che si applicheranno "de futuro", al 5% del valore ma con un minimo di 50mila euro.