Il 28 dicembre il premier Gentiloni potrebbe congedare il suo mandato (senza dimettersi) nella conferenza stampa di fine anno. Il presidente della Repubblica avvierebbe così l’iter per concludere la XVII legislatura. Si guarda al 4 marzo come data per le elezioni
Gli ultimi giorni di dicembre potrebbero essere gli ultimi della XVII legislatura. Giovedì 28, il primo ministro Paolo Gentiloni dovrebbe congedare di fatto il suo mandato nel corso della conferenza stampa di fine anno e secondo le fonti parlamentari viene dato come molto probabile che il presidente della Repubblica Mattarella avvii l’iter per sciogliere le Camere nella stessa data. Il Quirinale sembra orientato verso questa scelta anche per il segnale lanciato dal Senato lo scorso 23 dicembre quando è mancato il numero legale durante l’esame dello ius soli in Aula. Si delinea quindi una data probabile per le prossime elezioni, che potrebbero essere il 4 marzo.
Il possibile iter
La prima mossa spetta al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: giovedì 28 dicembre incontrerà la stampa per gli auguri di fine anno: sarà l'occasione per certificare che il suo compito è finito. Quindi dovrebbe salire al Quirinale per confermare ufficialmente quanto detto ai media. Mattarella non perderà tempo: la prassi vuole che il capo dello Stato convochi i presidenti di Camera e Senato che a loro volta certificheranno la conclusione politica dell'attività legislativa. Subito dopo il Quirinale renderà pubblico lo scioglimento delle Camere con una breve nota. Il percorso sarà chiuso da un Consiglio dei ministri per approvare il decreto di scioglimento. Se la strada verso il voto è tracciata, sarà poi il Governo a decidere la data delle elezioni che può cadere in un periodo tra i 45 e i 70 giorni. Si profila il 4 marzo come election day.
Cosa succederà fino alle elezioni
In questo periodo non brevissimo, bisogna aggiungere anche il tempo che ci vorrà per formare un nuovo governo, Paolo Gentiloni guiderà l'esecutivo per gli affari correnti. E lo farà con una certa pienezza di forza politica: ha sempre evitato un voto di sfiducia e non si presenterà formalmente dimissionario. Al Quirinale già si ragiona sugli scenari post-voto. Anche su quelli meno auspicati da Mattarella: i possibili tempi lunghi dovuti alla difficoltà di trovare una maggioranza parlamentare o l'impossibilità di formare un nuovo esecutivo e il conseguente ritorno al voto nel prossimo autunno. In questo caso Gentiloni rimarrebbe ancora in carica.
L’incognita ius soli
L’Aula di Palazzo Madama semi-deserta avrebbe rafforzato la determinazione di Sergio Mattarella a chiudere presto la partita della legislatura. Il Parlamento ha fornito "segnali inequivocabili" di fine vita, e il presidente della Repubblica sta già lavorando alle procedure di scioglimento e ad un discorso di San Silvestro che quest'anno servirà a lanciare la campagna elettorale. Mattarella non avrebbe interrotto in anticipo, anche se di poche settimane, una legislatura sorretta da una maggioranza. E non avrebbe avuto problemi a concedere qualche giorno in più alle Camere per affrontare il provvedimento sullo ius soli, un capitolo che, nonostante la pausa natalizia, non smette di alimentare forti polemiche. Ieri i ragazzi del "Movimento italiani senza cittadinanza" (ovvero quelli nati in Italia o all'estero da genitori stranieri ma comunque cresciuti nel nostro Paese) hanno mandato una lettera al Capo dello Stato per chiedergli di "non lasciarli soli" nella loro battaglia per far approvare ora la legge sulla cittadinanza. E diverse forze politiche, soprattutto di sinistra, hanno auspicato che le il Colle aspetti ancora prima di sciogliere le Camere fino all’approvazione della legge.