Il dj e vocalist, che non è indagato nella vicenda e si trova all’estero per impegni di lavoro: “Stiamo già querelando le testate giornalistiche e denunciando per calunnia e diffamazione”. Il suo avvocato ha smentito che la droga sia stata portata dal suo assistito
"Stiamo già querelando le testate giornalistiche e denunciando per calunnia e diffamazione. I miei avvocati stanno lavorando alla vicenda. A breve uscirà la mia difesa". A parlare all'Ansa mentre si trova all'estero è D.L., il dj e vocalist definito "braccio destro" di Alberto Genovese nel decreto di fermo che ha portato all'arresto dell'imprenditore digitale con l'accusa di aver drogato e violentato una 18enne durante una festa avvenuta il 10 ottobre scorso nel suo appartamento a Milano. Quanto alla presenza della cocaina alla festa, l'avvocato di Leali, Sabino Di Sibio dello studio Lexant, smentisce che sia stata portata dal suo assistito. Il dj, che non è indagato, si trova ora all'estero per impegni di lavoro.
Le parole dell’avvocato
Alcune ragazze, presenti alla festa, hanno messo a verbale: "C'era della droga alla festa e a un certo punto c'erano due piatti a disposizione per tutti. Li ha portati vicino al bar D.L.: in uno c'era 2CB, conosciuta come 'coca rosa', e nell'altro 'Kalvin Klain', che è chetamina mischiata con cocaina". Il dj respinge le accuse, come conferma all'Ansa anche il suo avvocato, dello studio Lexant: "Smentisco quanto dichiarato da queste ragazze. Un conto è dire di aver portato sostanza da fuori a dentro l'abitazione, un'altra è essere presente all'interno e consumarla assieme agli altri, limitandosi eventualmente a passarla. Circostanza che comunque questa difesa smentisce. Sono due aspetti completamente diversi".
“A oggi non è formalmente indagato”
Il dj è partito ieri per l'estero, una decisione che per molti è parsa una fuga ma il difensore chiarisce anche questo punto: "A oggi non è ancora formalmente indagato in nessun reato in concorso con Genovese. Si è allontanato dall'Italia perché, già prima del 10 ottobre, aveva stipulato contratti di lavoro e si è spostato per fare il dj nella località dove si trova ora. Non per sfuggire da qualcosa. Se avesse avuto l'intenzione di fuggire non avrebbe postato il suo viaggio sui social, quindi siamo sereni che quando tornerà saremo pronti a chiarire ogni sua posizione al pubblico ministero. Al quale, oggi stesso invierò la nostra disponibilità a essere ascoltato per qualunque necessità".
Una trentina le ragazze ai festini: verifiche su pressioni
Sono almeno una trentina le ragazze che avrebbero partecipato ai festini organizzati da Genovese. Alcune di queste giovani sono già state ascoltate da inquirenti e investigatori e altre verranno sentite e, a quanto si è saputo, sono pure in corso verifiche su possibili pressioni, anche economiche, nei confronti delle testimoni. La vittima degli abusi, che prima era assistita da un legale dell'associazione anti-violenze, la Svs, ha cambiato avvocato. Da quanto è trapelato, c'è un rischio di inquinamento probatorio nelle indagini e per questo si stanno facendo verifiche su possibili pressioni nei confronti delle ragazze. E gli inquirenti stanno raccogliendo elementi sul punto.
Le indagini
Finora, stando a quanto ricostruito nelle indagini della Squadra mobile coordinate dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, le ragazze, molte poco più che maggiorenni, andavano alle feste e usavano droga che trovavano là, ma non sarebbero state pagate per presentarsi a quei party o per fare sesso. Dettagli che sono emersi da più testimonianze. La Procura milanese sta approfondendo i legami con l'inchiesta bolognese 'Villa Inferno' su festini a base di cocaina e sesso, perché la minorenne che denunciò e fece scattare l'inchiesta emiliana era anche presente, ormai 18enne, alla serata del 10 ottobre a Milano. Gli inquirenti potrebbero anche decidere di sentire lo stesso Genovese, che poi in teoria potrebbe scegliere di non rispondere. Verrà sentito di certo come teste anche D.L. Tra i testimoni anche il bodyguard che, stando alle testimonianze, sorvegliava la porta della camera da letto dove l'imprenditore, secondo l'accusa, abusò della ragazza. Tra le prove delle violenze le immagini delle telecamere interne acquisite dagli investigatori.