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Milano, avvocati in protesta contro la riforma della prescrizione

Lombardia
La protesta degli avvocati (Fotogramma)

Un centinaio di legali della Camera penale hanno manifestato questa mattina mostrando cartelli con gli articoli della Costituzione. La manifestazione è avvenuta nel giorno delle celebrazioni per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 

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Un centinaio di avvocati della Camera penale di Milano hanno protestato questa mattina, mostrando cartelli con gli articoli della Costituzione, contro la riforma della prescrizione. È successo nel giorno delle celebrazioni per l'anno giudiziario: alla cerimonia ha partecipato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, promotore della nuova legge, che si è detto "pronto al confronto" con i penalisti. Proteste contro la riforma sono in corso anche a Napoli e in Sicilia.

La protesta degli avvocati

Sui cartelli esposti dentro e fuori l'aula, gli avvocati hanno "indicato tre articoli della Costituzione: il 24 che è per il diritto di difesa, il 27 che è la presunzione di non colpevolezza e il 111 che è il giusto processo", ha detto l'avvocato Giovanni Briola del direttivo della Camera penale. 

L'Anm: "Dai penalisti grave ostracismo"

Il presidente dell'Anm Luca Poniz, nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario milanese, ha definito la protesta degli avvocati un'iniziativa "gravemente impropria che vorrebbe negare la presenza stessa e la voce a un interlocutore, persino nella sua veste istituzionale", una forma di "ostracismo preventivo".

Il pg di Milano: "Riforma viola l'art. 111 della Costituzione"

La riforma della prescrizione, che prevede la sospensione dei termini dopo la sentenza di primo grado, "presenta rischi di incostituzionalità" e "viola l'art. 111 della Costituzione, con il quale confligge, quanto agli effetti, incidendo sulla garanzia costituzionale della ragionevole durata del processo". Lo ha sottolineato nella relazione per l'Anno giudiziario a Milano il Procuratore generale, Roberto Alfonso, che allo stesso tempo lamenta "spaventosi vuoti di organico e la mancanza di risorse che contribuiscono a determinare tempi lunghi del processo". "Condividiamo l'opinione di chi sostiene - scrive il pg - che la sospensione del corso della prescrizione non servirà sicuramente ad accelerare i tempi del processo, semmai li ritarderà 'senza limiti'". Un norma, ha aggiunto, che "appare irragionevole quanto agli scopi, incoerente rispetto al sistema, confliggente con valori costituzionali". Inoltre, ha sottolineato il magistrato, "nel distretto di Milano la prescrizione nella fase delle indagini preliminari incide per il 3,79%". Da un lato, per il Procuratore generale milanese è vero che "la norma introdotta consente al processo di giungere all'accertamento del fatto e all'eventuale condanna dell'imputato", ma "certamente la soluzione ai ritardi, alla mancanza di risorse, al difetto di organizzazione, alla inefficienza dei servizi, dunque al mancato rispetto dell'art. 111 Costituzione da parte dei Governanti, non può individuarsi nella sospensione del corso della prescrizione, a danno dell'imputato", per il quale "già solo affrontare il processo penale costituisce una 'pena'". Dello stesso avviso Andrea Soliani, presidente della Camera penale di Milano, che ha detto nel suo discorso: "La riforma della prescrizione allungherà i tempi già non brevi del processo". Discorso che non è stato ascoltato da Davigo, uscito dal Palazzo di Giustizia prima dell'intervento dell'avvocato. 

Il presidente dell'Anm Luca Poniz: "No a lezioni di garantismo dalla politica"

"Quello, ancora, che troviamo oggi intollerabile è la lezione di garantismo che pretenderebbe di impartire chi, dal mondo della politica, non ha esitato a introdurre a suo tempo le più irrazionali e ingiuste riforme sostanziali e processuali", ha detto il presidente dell'Anm Luca Poniz durante il suo discorso. "Uno degli interventi da sempre invocati dalla magistratura associata - ha spiegato Poniz - è, come noto, quello della disciplina della prescrizione penale, chiedendone l'interruzione definitiva" con la "pronuncia di una sentenza di condanna". "Quanto agli 'imputati per sempre' - ha proseguito - la formula è suggestiva, ma infondata: mentre allude, con preoccupazione del tutto giustamente coerente con la funzione difensiva, al timore di una dilatazione del tempo". "Siamo certi - ha concluso - che il Ministro della Giustizia non compirà una scelta capace di trasformare la giurisdizione e di imprimerle una direzione dagli esiti potenzialmente nefasti, una scelta che la magistratura associata contrasterà radicalmente".

Le parole del ministro della Giustizia Bonafede

"Rispetto l'opinione del procuratore generale - ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ai cronisti -, è evidente che se è una proposta che ho portato avanti, dal mio punto di vista non c'è nessuna incostituzionalità". "Voglio sempre ricordare - ha aggiunto Bonafede - che si fa sempre riferimento al contesto internazionale e che in tutta Europa vige in maniera diversa un sistema di prescrizione che è, non dico identico, ma si avvicina al modello che è stato introdotto. Prendo come esempio la Germania". "Rispetto le divergenze dei penalisti", ha detto Bonafede durante il suo intervento, "mi dispiace che vengano a volte utilizzate per etichettarmi con aggettivi che ormai sono all'ordine del giorno come 'inciviltà' e come 'manettaro'". "Io - ha ribadito il ministro - sono pronto al confronto con tutti gli attori", "condivido che dobbiamo intervenire sui tempi del processo". "Ritengo ingiusto che lo Stato dopo aver speso soldi ed energie per l'accertamento dei fatti ad un certo punto debba veder finire quel lavoro nel nulla". Sulle polemiche tra i penalisti milanesi e Piercamillo Davigo, Bonafede ha spiegato, invece, di non avere alcuna "dichiarazione da fare".

La protesta contro Davigo

Nel momento in cui ha preso la parola in aula il consigliere del Csm Piercamillo Davigo, una quarantina di avvocati in protesta hanno di nuovo esposto i cartelli con i tre articoli della Costituzione e sono usciti dall'aula. La silenziosa contestazione arriva dopo l'intervista rilasciata dal magistrato nei giorni scorsi sulla riforma della prescrizione che ha suscitato diverse polemiche proprio tra gli avvocati.
"Questo non è un gesto contro il singolo Davigo - ha sottolineato il presidente della Camera penale Andrea Soliani, uscito dall'aula insieme ad altri colleghi -, contro alcune idee che hanno frequentato i suoi ultimi discorsi. Noi non siamo contro di lui ma siamo a difesa dei diritti dei più deboli, degli ultimi, degli imputati e delle vittime, a favore della corretta applicazione dei principi costituzionali che sono quelli che abbiamo esposto nei nostri cartelli". 

Il discorso del rappresentante del Csm

Intanto in aula, quando il presidente della Corte d'Appello di Milano Marina Tavassi, nel ringraziare i principali ospiti della cerimonia, ha nominato Davigo, "per tanti anni protagonista nella sede giudiziaria di Milano", si è levato uno scroscio di applausi. Durante il suo discorso, inoltre, il rappresentante del Csm non ha fatto alcun riferimento allo scontro di questi giorni con gli avvocati. Il magistrato ha invece ricordato "le tristi vicende che hanno colpito il Consiglio superiore della magistratura" con il caso Palamara e ha citato il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla vicenda, ricordando la reazione dello stesso Csm e in particolare "della sezione disciplinare" per "fugare qualsiasi idea di giustizia domestica e indulgente".