Cercavano di vendere falsi periodici legati a diversi Enti dello Stato. Individuati due appartamenti usati come base operativa e call center.
Dodici indagati in un’operazione dei carabinieri di Pavia: sono sospettati di essere i componenti di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione delle truffe. Quest’ultime riguardano la vendita di false riviste delle Forze dell’ordine. Si tratta principalmente di riproduzioni di riviste esistenti o leggermente modificate per sembrare reali. Le indagini si sono sviluppate quasi interamente a Milano, dove sono stati individuati due appartamenti usati come base operativa e call center. Dagli appartamenti partivano le telefonate per convincere le vittime ad abbonarsi alle false riviste delle Forze dell'ordine ed altri Enti dello Stato.
Operazione 'Mercurio contro'
I carabinieri dalla compagnia di Pavia, hanno denunciato 12 persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla sostituzione di persona al termine dell'indagine "Mercurio contro", iniziata nel maggio 2018 a seguito di numerose segnalazioni di cittadini e titolari di società. Le vittime erano state contattate con insistenza dai call center per l'acquisto dei prodotti editoriali. A capo c'erano due uomini, 45 e 60 anni, già noti alle forze dell'ordine per reati simili. Secondo gli investigatori hanno portato avanti il sistema truffaldino dal 2006, cambiando ciclicamente il nome alla società e scambiandosi la titolarità.
Fatturato di un milione di euro
"Si stima che la banda in un anno riuscisse a inviare 15mila riviste per un fatturato di un milione di euro. Il prezzo dell' abbonamento oscillava dai 90 ai 150 euro - spiega il comandante del nucleo radiomobile di Pavia, Annalisa Menga - Gestivano l'invio di oltre 10 testate, tutte riproduzioni di riviste esistenti o leggermente modificate per sembrare reali. I giornali non erano realizzati da loro, li acquistavano da fornitori esterni su cui sono ancora in corso approfondimenti".
L'operatore fingeva di appartenere alle forze dell'ordine
I centralinisti del call center illegale guadagnavano a percentuale e avevano a disposizione un testo di riferimento da recitare per raggirare le vittime, per lo più società, catene di distribuzione o case di riposo. L'operatore fingeva di essere un rappresentante delle forze dell'ordine o del sindacato di polizia, giocando sulla fiducia che figure di questo tipo potevano infondere nelle persone dall'altra parte del ricevitore. Quando il cliente avanzava la richiesta di rescindere il contratto, il truffatore di turno minacciava pesanti conseguenze legali.